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Inchiesta Shalom, l’ex assessora di Palazzolo: “Suor Rosalina ci chiudeva le porte per non aver controlli”

“Il Comune di Palazzolo sull’Oglio difficilmente aveva rapporti con la Shalom. Rosalina? Volgare e prepotente, non voleva interferenze”. Parla Giuliana Bertoli, assessore ai Servizi sociali del Comune di Palazzolo sull’Oglio dal 2005 al 2011 e al Bilancio dal 2011 al 2013.
A cura di Chiara Daffini
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Suor Rosalina Ravasio, a capo della comunità Shalom di Palazzolo sull'Oglio (Brescia)
Suor Rosalina Ravasio, a capo della comunità Shalom di Palazzolo sull'Oglio (Brescia)

L'inchiesta di Fanpage.it sulla comunità Shalom a Palazzolo sull'Oglio, gestita da Rosalina Ravasio, ha suscitato reazioni disparate sul territorio. Tra queste quella dell'ex assessora ai Servizi Sociali Giuliana Bertoli: "Ora la magistratura deve fare chiarezza".

Cosa ne pensa dell'inchiesta che sta coinvolgendo la comunità Shalom?

"Sinceramente noi come amministrazione pubblica di rapporti con Rosolina non ne abbiamo mai avuti. Le spiego: la comunità Shalom è una comunità assolutamente indipendente da tutti e da tutto. Non ha mai chiesto aiuto a noi, né abbiamo mai mandato utenti in tanti anni alla comunità Shalom.

Ho avuto contatti con Rosalina solamente per la gestione e la cessione di un fabbricato (cascina Mirasole, ndr), una concessione trentennale. La suora lo chiese prepotentemente, perché il carattere è sempre stato quello e il sindaco Alessandro Sala, se non sbaglio, la concesse".

Si aspettava quello che è emerso dalle documentazioni video?

"Non trapelava nulla da quella comunità, nel senso che è una comunità talmente chiusa che non avevamo contezza di quello che potesse succedere dentro. Certo, sono rimasta basita da quello che ho visto nei vostri filmati. E non solo io, perché mi sono confrontata con altri amministratori: la suora ha sempre tenuto un distacco notevole dalla politica.

Ricordo solo di una volta che, come Giunta, ci invitò a cena in comunità . Ci fece visitare alcuni spazi, non tutti. Il mio sindaco di allora, Gianpietro Metelli, era presidente della comunità, poi improvvisamente diede le dimissioni, non so dire la motivazione, forse non voleva commistioni tra le due cariche.

Fu una cena tranquilla, ma tutte le amministrazioni palazzolesi sono state fuori da questo discorso. Rosalina non voleva nessuno. Chiudeva le porte, non voleva ingerenze, probabilmente per non avere controlli, diciamocelo fuori dai denti. So anche dell’Asl che bussò alla porta della comunità parecchie volte, poi credo che abbiano trovato un qualche “equilibrio” per i controlli.

Ma ripeto: non trapelava nulla e quello che ho visto mi ha lasciata veramente sconvolta. Non posso nascondere che, se tutto ciò che è stato pubblicato è vero, bisognerebbe fare qualche riflessione".

Come assessore ai servizi sociali ha mai sentito il suo lavoro – o quello di colleghi – ostacolato dalla presenza di Shalom?

"Non può immaginare il carattere e l’indipendenza di questa donna: non voleva la politica dentro, però magari ti chiamava per far vedere quanto era brava, ma al di là di questo poi se le chiedevi qualcosa non rispondeva.

La comunità raccoglie utenti da tutta Italia, noi non possiamo attivarci se non veniamo in qualche modo sollecitati, ma proprio non c’è la possibilità di farlo. Questa è una realtà privata, quindi non è che potevamo entrare nel merito e andare a sondare e verificare, era compito di altre istituzioni".

Quindi se anche ci sono o ci sono stati utenti residenti nel Comune di Palazzolo non sono stati inviati da voi?

"No, mai, mai, mai. Posso dirle sinceramente che non mi sono mai fidata, non conoscendola. Io mi sono servita per i nostri utenti palazzolesi di altre realtà. Anche perché all’inizio la comunità aveva un profilo diverso, era solo per il recupero dei tossicodipendenti.

È chiaro che la suora – che poi sinceramente io non l’ho mai chiamata suora, ma sempre Rosalina, suora non mi risulta nemmeno che sia, forse all’inizio, poi s’è tolta la veste credo – aveva una sua immagine, quella di una persona molto decisa, molto dura, molto prepotente, perché anche quando chiese della Mirasole non lo fece con modi gentili.

Ci litigai pesantemente al telefono, perché lei diceva che io ostacolavo. E infatti lo facevo, perché volevo usare quello stabile per altro. La sua "richiesta" aveva toni molto vivaci, poi il sindaco di allora,  Alessandro Sala, alla fine disse “Va bene, gliela diamo”, diceva che in fin dei conti era un’opera meritoria, che se aveva avuto successo nella sua operazione di recupero tanto valeva offrirla e darla in concessione.

Come crede sia necessario agire ora?

In questo momento penso che vada innanzitutto approfondita la veridicità di questi filmati. Ora la suora dice che era tutto uno scherzo, che i video sono stati “inventati”, però l’opinione pubblica è molto sconvolta, perché le immagini sono chiare, non lasciano dubbi.

Credo che vadano vagliate dai magistrati, che si debba condurre un’inchiesta seria, andando a fondo nuovamente, perché se tanti ragazzi dichiarano che lì dentro ci sono abusi e violenze, la cosa non può passare sotto silenzio. Sono veramente immagini imbarazzanti, atroci.

Si ricorda com’era il clima ai tempi del processo che poi si è concluso con l’assoluzione nel 2018?

Io davanti alle dichiarazioni dei ragazzi rimasi basita. Non riesco a capire perché sia arrivata un’assoluzione rispetto a denunce di violenze, soprusi, privazione della libertà… Come si possono giustificare quelle sentenze? Hanno detto in 42 tutti bugie?

Poi a Palazzolo c’è tantissima gente che con spirito di volontariato si reca da Rosalina per lavare i panni, stirare… Queste persone dicono di non aver mai visto nulla di tutto questo, però quando si chiudono le porte al volontariato, lì dentro può succedere di tutto.

La popolazione palazzolese come vede Rosalina?

Rosalina secondo me ha due facce: una faccia volgare e una faccia mistica, con una personalità piuttosto sconcertante. Io non ho mai avuto paura, per me era prepotente e la stessa cosa era avvertita anche da tutta la nostra giunta.

La sua è una realtà di cui tutti sanno da sempre, ma non inglobata nella comunità palazzolese. La gente va lì per fare dei servizi. Le faccio un esempio: una mia amica si recava alla Shalom per insegnare a una ragazza giovane. Un giorno andò e non la trovò. La suora le disse "È in punizione". Allora la professoressa, dopo due volte che non la trovava per la stessa ragione, decise di non andare più.

Rosalina e la comunità Shalom continuano a essere avulse dal nostro contesto: l’unico momento in cui ci abbiamo a che fare, in questi ultimi anni, è quando la suora organizza delle feste dentro una struttura comunale nostra, chiedendo la concessione dello spazio. Lì invita personaggi, sacerdoti, dando un’apparenza di operato efficiente sui giovani che gestisce. Poi però sparisce nel nulla.

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