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Inchiesta Expo, l’avvocato del sindaco Beppe Sala: “Va assolto anche se il reato è prescritto”

“È impossibile dubitare” che il sindaco di Milano Beppe Sala, all’epoca commissario unico di Expo, “agì in buona fede”. Per questo motivo il suo avvocato ha chiesto ai giudici della quarta Corte d’appello di Milano di assolvere Sala con formula piena anche se il reato è stato prescritto. Nel luglio dello scorso anno Sala era stato condannato a sei mesi (pena poi convertita in multa) con l’accusa di falso: per i giudici nel 2012, quando era commissario dell’Esposizione universale milanese, aveva retrodatato due verbali per la nomina dei commissari dell’appalto della Piastra, il più importante dell’Expo. Il procuratore generale Gaballo: “Se Sala vuole un’assoluzione nel merito rinunci alla prescrizione”. La decisione dei giudici il 21 ottobre.
A cura di Francesco Loiacono
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Il sindaco di Milano Beppe Sala "va assolto anche se il reato è prescritto". A dirlo, davanti ai giudici della quarta Corte d'Appello di Milano, è stato l'avvocato del sindaco, Salvatore Scuto. A luglio dello scorso anno Sala era stato condannato a 6 mesi per falso (pena poi convertita in una sanzione pecuniaria da 45mila euro) per la vicenda della Piastra dell'Expo 2015, manifestazione di cui è stato commissario straordinario (e amministratore delegato della società). Per il reato, commesso secondo i giudici nel 2012, a novembre dello scorso anno era scattata la prescrizione. Ma il sindaco non si era mai sbilanciato sulla scelta che avrebbe intrapreso. Oggi, alla prima udienza del processo d'appello, il legale che assiste il primo cittadino non ha parlato di rinuncia alla prescrizione, ma ne ha comunque chiesto l'assoluzione con formula piena, o perché "il fatto non sussiste" o perché "il fatto non costituisce reato", perché è "impossibile dubitare che agì in buona fede".

Le motivazioni della sentenza: Agito per motivi di valore morale e sociale

Sala era stato l'unico condannato in primo grado per la vicenda della Piastra Expo, l'appalto più importante dell'Esposizione universale. Si tratta, in sostanza, del pavimento su cui sarebbero stati poi costruiti i padiglioni che hanno ospitato le delegazioni dei vari Paesi. Un ritardo in quell'appalto avrebbe potuto compromettere la partenza in tempo dell'Expo. I giudici della decima sezione penale del tribunale di Milano, nelle motivazioni della sentenza, avevano riconosciuto a Sala l'attenuante dell'aver "agito per motivi di particolare valore morale o sociale", ma avevano anche sottolineato che l'allora commissario di Expo era "consapevole delle illecite retrodatazioni". Subito dopo la sentenza Sala non aveva nascosto la propria amarezza: "Si è processato il lavoro e io di lavoro ne ho fatto tanto", aveva dichiarato. Ha tenuto dentro quell'amarezza fino ad oggi, combattuto tra l'ipotesi di affrontare un processo d'appello o scegliere, come la legge gli consente, la prescrizione per un reato di otto anni fa. Una decisione che, in entrambi i casi, inevitabilmente potrà avere conseguenze sul suo futuro, caratterizzato dall'incertezza su una sua eventuale ricandidatura alle prossime Comunali del 2021.

La decisione dei giudici il 21 ottobre

Al momento non è ancora chiaro quale strada Sala intraprenderà: la decisione è rimandata al 21 ottobre, quando la corte dovrà esprimersi sulle richieste delle difese dei diversi imputati. Oltre a Sala, unico condannato, i legali degli altri imputati, Angelo Paris, Antonio Giulio Rognoni e Piergiorgio Baita, hanno tutti chiesto la conferma dell'assoluzione in primo grado e l'inammissibilità dell'appello presentato dal procuratore generale Massimo Gaballo. Anche l'avvocato del sindaco ha chiesto di dichiarare inammissibile l'atto con cui la Procura generale aveva impugnato la sentenza di primo grado e di assolvere il suo assistito. Il pg Gaballo, dal canto suo, ha così replicato: "Se Sala vuole un'assoluzione nel merito rinunci alla prescrizione". Per il pg la richiesta della difesa del sindaco non è possibile con una sentenza di condanna in primo grado: "Vuole avere la moglie ubriaca e la botte piena".

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