Inchiesta sui test sierologici in Lombardia, in una chat spunta il nome di Salvini
È nel filone delle presunte pressioni da parte "di politici regionali della Lega Nord" ai danni di amministratori locali che, nell'inchiesta sull'accordo tra la multinazionale Diasorin e il Policlinico San Matteo di Pavia, è spuntato il nome del leader della Lega, Matteo Salvini. L'ex ministro dell'Interno è al momento totalmente estraneo alla vicenda, così come altri politici: l'inchiesta vede indagati per turbata libertà di scelta del contraente e peculato i vertici del San Matteo e della Diasorin e riguarda l'accordo per sviluppare i test sierologici su cui si sono espressi anche, con esiti opposti, il Tar e il Consiglio di Stato. Il tribunale amministrativo aveva dato ragione alla società Technogenetics dal cui esposto era partita l'inchiesta, sospendendo la validità dell'accordo. Ma il Consiglio di Stato successivamente ha sospeso la decisione del Tar ordinando ulteriori approfondimenti sulla natura dell'accordo.
Le accuse ai vertici di Diasorin e San Matteo
A livello penale, secondo il sostituto procuratore di Pavia, Paolo Mazza, titolare dell'inchiesta, l'accordo tra il Policlinico San Matteo e la Diasorin sui test sierologici per la ricerca di anticorpi da coronavirus sarebbe viziato da "evidenti anomalie procedimentali" e da "un evidente conflitto di interessi in capo al professor Fausto Baldanti", direttore del laboratorio di Virologia dell’Ircss San Matteo e uno degli otto indagati assieme al presidente della Fondazione San Matteo Alessandro Venturi, ai direttori generale e scientifico del San Matteo (rispettivamente Carlo Nicora e Giampaolo Merlini) e all’amministratore delegato della società biotecnologica piemontese Diasorin, Carlo Rosa. Per il pm sarebbero stati utilizzati beni pubblici per soddisfare interessi privati ed esclusi altri metodi per rilevare gli anticorpi, in modo da tagliare fuori le aziende concorrenti.
Nell'ambito dei possibili legami politici, in una chat spunta il nome di Salvini
Ma nell'inchiesta il sostituto procuratore parla anche di possibili "legami politici che possono avere influito sulla scelta del contraente" e del presunto ostruzionismo denunciato da alcuni sindaci "ribelli", che hanno effettuato test sierologici diversi dal Diasorin, "da parte di esponenti politici regionali della Lega Nord". Uno di questi amministratori è il sindaco di Robbio, che intervistato da Fanpage.it aveva rivelato che numerosi esponenti di maggioranza si erano poi recati da lui per fare il test non autorizzato. Proprio in una chat inerente il sindaco di Robbio, Roberto Francese, secondo quanto riportato dal "Fatto quotidiano" e dalla "Provincia pavese" comparirebbe il nome di Salvini. A farlo sarebbe stato un esponente di spicco del Carroccio: "Ho sentito Matteo – dice il leghista nella chat con altri amministratori -, chi sta con quel miserabile è fuori dal partito". La procura di Pavia, che aveva già spiegato di voler approfondire il filone "politico" dell'inchiesta, sta adesso vagliando i contenuti di questa chat e le presunte diffide dell'Agenzia per la tutela della salute (Ats) di Pavia ai Comuni affinché non effettuassero test diversi dal Diasorin.