Inchiesta dati rubati, l’ex poliziotto arrestato Carmine Gallo non risponde al gip: “Io servitore dello Stato”
"Sono un servitore dello Stato, lo sono stato per 40 anni. Dimostrerò la mia innocenza". Così Carmine Gallo, ex numero uno della Squadra mobile milanese ai domiciliari dopo la maxi inchiesta della Dda di Milano sui dossieraggi illeciti. "Ho sempre rispettato la legge, e lo farò anche ora". Queste le dichiarazioni spontanee rese dal super poliziotto, uno dei quattro arrestati, al gip di Milano Fabrizio Filice e al pm Francesco De Tommasi, prima di avvalersi della facoltà di non rispondere. "Parlerò solo quando avrò un quadro completo e chiaro delle attività degli inquirenti", le sue parole.
Anche Nunzio Samuele Calamucci, l'hacker numero uno del gruppo, non ha risposto ma ha fornito dichiarazioni in un documento scritto. L'esperto informatico, considerato il braccio destro dell'ex poliziotto e amministratore delegato dell'agenzia investigativa Equalize, si trova agli arresti domiciliari dal 25 ottobre scorso con le accuse di aver commesso i reati, tra gli altri, di associazione per delinquere finalizzata all'acceso abusivo di sistemi informatici, rivelazione di segreto d'ufficio e infiltrazioni illecite. Con lui anche l'altro indagato ora agli arresti, Giulio Cornelli, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip di Milano.
Ha invece risposto al giudice uno dei due appartenenti alle forze dell'ordine che erano stati sospesi da una misura cautelare interdittiva (sospensione dal servizio per 6 mesi), il poliziotto Marco Malerba, che ha confermato gli accessi abusivi ai dsistemi informatici pubblici documentati dall'indagine. "Non sono riuscito a dire no al mio ex capo", le sue ammissioni, parlando di quando si trovava in servizio presso il commissariato di Rho. "Ho fatto gli accessi, ci scambiavamo favori".