Inchiesta dati rubati, indagato il capo affari legali di Eni Speroni: avrebbe chiesto informazioni su un rivale
Altro indagato nell'inchiesta della Procura di Milano e dei carabinieri di Varese sui presunti dati rubati dalle banca dati in possesso alle forze dell'ordine. Dopo Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano (che ieri sera si è sospeso dal suo incarico), e Pierfrancesco Barletta, numero due degli aeroporti milanesi (anche lui si è autosospeso dal suo ruolo), ora c'è un altro nome dell'alta imprenditoria milanese: è Stefano Speroni, in precedenza avvocato dello studio legale Dentons e ora alla guida degli affari legali di Eni. Non è che l'ennesimo filone che entra nelle indagini che hanno svelato le presunte attività illegali dell'agenzia di investigazione milanese Equalize Srl.
Le ricerche che avrebbe richiesto l'indagato alla società Equalize – in cui lavorava l'ex poliziotto Carmine Gallo e di cui Pazzali aveva il 95 per cento delle quote (entrambi indagate) – avrebbero avuto il fine di ottenere informazioni finite – come spiega Corriere della Sera – in uno dei tre report depositati due anni fa da Eni al Tribunale di Terni: si tratterebbe della causa civile contro Amara e in quella penale rientrata nel dibattito Eni-Nigeria. Che cosa avrebbero cercato?
Speroni avrebbe chiesto informazioni – per conto dello studio legale in cui lavorava a Equilize – sull'imprenditore petrolifero, Francesco Mazzagatti (non indagato), da cui Eni si riteneva danneggiata. Stando a quando svelato dalla Procura, sarebbe stato Gallo a effettuare le ricerche sull'imprenditore e lo avrebbe giudicato vicino alla ‘ndrangheta. Dopotutto l’ex poliziotto Gallo, dati i suoi precedenti ruoli, era esperto di criminalità organizzata.
Quando Mazzagatti finisce a processo con l’ipotesi di corruzione tra privati, i pubblici ministeri vengono a conoscenza di questo report prodotto da Eni sull'imputato: il processo finì con il proscioglimento dell'imprenditore. Quando anche Mazzagatti scopre di queste ricerche presenta denuncia per calunnia e diffamazione, finita con l'archiviazione chiesta dal pubblico ministero. Come spiega Il Corriere della Sera, Gallo però non sarebbe stato in grado davanti alle autorità di provare le sue fonti da cui avrebbe dedotto la vicinanza mafiosa di Mazzagatti.
Ora Speroni è stato perquisito su ordine del pubblico ministero Francesco De Tommasi, che sta seguendo la causa dei dati rubati.