Inchiesta dati rubati, chi sono gli indagati: da Leonardo Maria Del Vecchio al super poliziotto Carmine Gallo
Sarebbero migliaia le informazioni di ambito economico prelevate dalle banche dati strategiche nazionali, secondo l’inchiesta della Dda di Milano istruita dai pm Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco che ieri ha portato a sei misure cautelari e una serie di indagati tra hacker, consulenti informatici, appartenenti alle forze dell’ordine e imprenditori. Per il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, un "gigantesco mercato delle informazioni riservate".
Tra le decine di perquisizioni eseguite la notte scorsa nell’inchiesta della Procura di Milano sulla raccolta abusiva di informazioni saccheggiate da banche dati di rilevanza strategica pubblica ci sono anche quelle a carico di figure di rilievo dell’economia italiana. Nomi come il rampollo di Luxottica Leonardo Maria Del Vecchio, uno dei sei figli dello scomparso patron Leonardo ora indagato, e il suo braccio destro che guida gli investimenti nella banca d’investimenti Lmdv Capital di Del Vecchio jr., Marco Talarico: per i pm, avrebbe commissionato ricerche di informazioni durante la complicata vicenda ereditaria della dinastia industriale che, attraverso Delfin, possiede azioni di Mediobanca, Generali, Luxottica e altre.
Sotto inchiesta, a quanto si apprende, si trovano persino il banchiere e dirigente d'azienda Matteo Arpe. Sul versante di Banca Profilo è indagato invece l'amministratore delegato Fabio Candeli.
Personalità di altissimo profilo e non solo che, per gli inquirenti, si sarebbero avvalse dei dati procurati dall’agenzia milanese Equalize Srl, di proprietà del presidente di fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali (indagato) e di fatto guidata da Carmine Gallo, ex super poliziotto della Squadra mobile di Milano ora agli arresti domiciliari: ispettore simbolo delle inchieste sulla ‘ndrangheta nel Nord Italia, fu determinante nella risoluzione del giallo dell'omicidio di Maurizio Gucci, avvenuto nel 1995 in via Palestro e commissionato dall'ex moglie Patrizia Reggiani.
L’indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, con la supervisione del capo della procura di Milano Marcello Viola e del procuratore nazionale Giovanni Melillo, con l’aggiunto della Dda milanese Alessandra Dolci, ha documentato migliaia di accessi alle piattaforme informatiche. Lo scopo dell’organizzazione, secondo gli investigatori, era quello di realizzare dossier e report su mandato di specifici clienti, "tra cui importanti imprese italiane ed estere", che a volte "venivano camuffati da notizie giornalistiche per nascondere l’origine illecita" di quelle informazioni riservate. Delle sedici misure cautelari richieste dalla Procura, il gip Fabrizio Filice ne ha accolte solo sei, pur condividendo l’impianto accusatorio della Procura.