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Notizie sull'inchiesta sul Covid a Bergamo

Inchiesta Covid, indagati anche i dirigenti sanitari bergamaschi: “I rischi erano prevedibili”

I vertici della sanità bergamasca dei primi mesi del 2020, Locati, Cosentina e Marzulli, sono accusati di epidemia colposa e omicidio e lesioni colpose. Secondo i magistrati, non avrebbero verificato le disponibilità dei dispositivi di protezione provocando il contagio di 35 persone e la morte di due dipendenti ospedalieri.
A cura di Enrico Spaccini
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Non sono solo di politici i nomi presenti nella lista degli indagati dalla Procura di Bergamo per la gestione delle prime fasi della pandemia nel territorio bergamasco. Tra esponenti di livello regionale, come il presidente lombardo Attilio Fontana e l'ex assessore Giulio Gallera, e nazionale, come l'ex premier Giuseppe Conte e l'ex ministro della Salute Roberto Speranza, ci sono anche alcuni dirigenti sanitari: Francesco Locati, Roberto Cosentina e Giuseppe Marzulli. I tre, infatti, sono indagati per epidemia colposa e omicidio e lesioni colposi. Le loro colpe, a vario titolo, sarebbero di non aver agito in tempo nei primi mesi del 2020 per contenere i contagi e comunque in modo non sufficiente.

Le accuse nei confronti dei dirigenti sanitari

Francesco Locati è il direttore generale dell'Azienda socio sanitaria territoriale Bergamo Est, mentre Roberto Cosentina era direttore sanitario. Secondo quanto ricostruito dai magistrati Silvia Marchina e Paolo Mandurino, coordinati dal procuratore capo Antonio Chiappani e dall'aggiunto Cristina Rota, i due dirigenti non avrebbero verificato le disponibilità di dispositivi di protezione, quindi guanti, mascherine, tute e sovrascarpe, nelle corsie degli ospedali.  In particolare, nel Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo, in Valseriana. Furono i medici militari a portare tutto dopo il 6 marzo del 2020.

Inoltre, secondo gli inquirenti, non avrebbero eseguito uno screening radiologico (con Tac) ai pazienti ricoverati con insufficienza respiratoria. Queste mancanze avrebbero, quindi, causato il contagio di almeno 35 operatori sanitari e la morte di due dipendenti. Se avessero rispettato tutti questi passaggi, si sarebbero potute "attivare misure di isolamento e quarantena sia dei malati che del personale sanitario venuti a contatto con i pazienti infetti".

Le dichiarazioni false di Locati e Cosentina

Gli stessi reati sono stati ipotizzati per Giuseppe Marzulli, allora dirigente medico responsabile del Presidio numero 2 che comprende gli ospedali di Alzano e Gazzaniga. Inoltre, per Locati e Cosentina sarebbero stati attestati anche "in atti pubblici fatti non rispondenti al vero". Ad esempio, era falso il fatto di aver adottato tutte le misure necessarie nell'ospedale di Alzano, erano false le circostanze secondo cui sarebbero stati creati percorsi separati per i pazienti.

In generale, quindi, i dirigenti sanitari sono imputati di non aver valutato un rischio "ragionevolmente prevedibile" e di non aver adottato tutte le misure necessarie per contenere il virus.

L'inchiesta per la fuga di notizie

Per quanto riguarda Conte, Fontana, Gallera e Speranza, è stata aperta un'inchiesta circa la presunta fuga di notizie che ha portato alla pubblicazione delle persone indagate nell'inchiesta. Le loro posizioni, infatti, sarebbero state trasmesse in "anticipo". Tra i loro capi di imputazione spicca la mancata istituzione della zona rossa nei comuni della Val Seriana, come Alzano Lombardo e Nembro.

Questa mancanza, secondo i modelli matematici sviluppati in un secondo momento, avrebbe portato alle morti di 4mila persone che si sarebbero potute evitare. Secondo i magistrati, sapevano che si sarebbe dovuto chiudere tutto negli ultimi giorni di febbraio, ma la zona rossa venne istituita solo tra il 6 e l'8 marzo.

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