Inchiesta Covid, chiesta l’archiviazione per Attilio Fontana e Giulio Gallera
Archiviare le posizioni del governatore Attilio Fontana, dell'ex assessore al Welfare Giulio Gallera e degli altri 11 indagati per epidemia e omicidio colposi nell'ambito dell‘inchiesta sulla gestione della prima ondata di Covid in Val Seriana. Ecco cosa hanno chiesto i pm della Procura di Brescia al Tribunale dei Ministri, che entro il 27 luglio dovrà esprimersi sulla questione.
Anche i vertici del governo lombardo, insomma, potrebbero presto seguire la stessa sorte dell'ex premier Giuseppe Conte e l'ex ministro della Salute Roberto Speranza, per i quali i giudici hanno proprio recentemente escluso qualsiasi responsabilità, bollando le accuse come "ipotesi irragionevoli".
Non si configura il reato di epidemia colposa
Secondo i pm bresciani, l'epidemia colposa non si configurerebbe in quanto, anche sulla scorta della recente giurisprudenza, è un reato commissivo mentre nel caso di specie sono state contestate omissioni. Omissioni che per altro non sono state ravviste nel parere dei pubblici ministeri, in quanto nei giorni precedenti la chiusura totale dell'Italia, con il lockdown decretato dall'ex premier Giuseppe Conte, erano arrivate proposte e ci si era attivati per cercare di contenere la diffusione del virus davanti a quella che si era a tutti gli effetti una "situazione di emergenza che era di assoluta novità".
La mancata zona rossa? Per i giudici manca la prova che l'istituzione della misura ad Alzano Lombardo e Nembro avrebbe potuto evitare oltre 4 mila morti, come indicato dalla perizia svolta dal microbiologo Andrea Crisanti, oggi senatore del Partito Democratico.
I filoni dell'indagine sulla gestione della pandemia
Il Tribunale dei Ministri, adesso, dovrà esprimersi sulle posizioni di Fontana, Gallera e degli altri 11 indagati (tra cui il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli per quanto riguarda il capitolo relativo alla mancata istituzione della zona rossa nella Bergamasca,e l’ex capo della Protezione civile Angelo Borrelli per quanto riguarda il mancato aggiornamento del piano pandemico, rimasto fermo al 2006).
Tre, in sostanza, sono infatti i filoni dell'indagine: la repentina chiusura e riapertura dell'ospedale di Alzano Lombardo dopo la scoperta dei primi casi da contagio di Covid il 23 febbraio, la mancata zona rossa in Val Seriana (su modello di quella già istituita nel Lodigiano dopo il primo caso di Codogno) nonostante l'esplosione già conclamata di casi e gli ospedali al collasso, e l'assenza di un piano pandemico aggiornato per contrastare l'allarme pandemia, lanciato dall'Oms già il 5 gennaio del 2020.