Inchiesta camici, presentata mozione di sfiducia a Fontana: solo Italia Viva non l’appoggia
Il consigliere regionale del Movimento 5 stelle Dario Violi presenterà oggi all'Ufficio di presidenza del Pirellone la mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Una mozione che trae spunto dall'inchiesta sul "caso camici" che vede indagato il governatore leghista con l'ipotesi di reato di frode in pubbliche forniture, ma che critica più in generale tutta la gestione della pandemia di Coronavirus da parte della giunta lombarda. La mozione di sfiducia, che era già stata annunciata a fine luglio, non vede però tutte le forze di opposizione compatte. La consigliera regionale di Italia Viva, Patrizia Baffi, coerentemente con quanto dichiarato già il mese scorso non ha infatti firmato il documento, che sarà poi sottoposto a voto in aula il 7-8 settembre.
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"Da parte mia ho deciso di non sottoscrivere la mozione di sfiducia al presidente proposta dal Movimento 5 Stelle, perché ritengo che sia il frutto di una elencazione di fatti ancora sommari", aveva dichiarato la consigliera renziana, già criticata nei mesi scorsi per via della sua vicinanza al governatore Fontana. A maggio la consigliera era stata eletta, con i voti della maggioranza oltre al suo, a presiedere la Commissione d'inchiesta regionale sulla gestione della pandemia: dopo le polemiche di Pd e M5s si era dimessa. Sulla mozione di sfiducia, però, da parte della Baffi non c'è stata alcuna marcia indietro: al contrario invece il consigliere regionale di + Europa Michele Usuelli, che aveva espresso perplessità sul testo presentato dai Cinque stelle, alla fine ha deciso di firmarlo e sostenerlo dopo una lunga discussione con le altre forze d'opposizione.
Il caso camici che vede indagato il governatore Fontana
Il documento che sarà discusso ai primi di settembre ha principalmente una valenza politica, ma poche chance di essere approvato: già lo scorso marzo, nel pieno della pandemia, una mozione di sfiducia presentata dal Pd nei confronti dell'assessore al Welfare Giulio Gallera era stata bocciata con 49 voti contrari, 23 favorevoli e 2 astenuti. Sul fronte giudiziario l'inchiesta sul cosiddetto "caso camici" riprenderà a settembre, quando il governatore potrebbe decidere di incontrare i magistrati che stanno indagando sul suo conto. La vicenda ruota attorno a una fornitura di materiale sanitario da 513mila euro alla Regione da parte della Dama Spa, azienda del cognato di Fontana, Andrea Dini. La fornitura, ordinata dalla centrale acquisti regionale Aria, sarebbe poi stata tramutata in donazione anche a seguito dell'interessamento alla vicenda dei giornalisti della trasmissione d'inchiesta di Report, per arginare così le voci sull'evidente conflitto di interessi. Nel tentativo di risarcire il cognato per il danno economico causato dall'ordine cancellato, Fontana avrebbe quindi cercato di fargli un bonifico da 250mila euro da un conto in Svizzera, frutto dell'eredità dei genitori, precedentemente detenuto in un trust alle Bahamas e poi "scudato". L'attenzione dei magistrati si è quindi rivolta anche verso questo "tesoro" da 5,3 milioni di euro, per capirne l'origine.