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Incendio Milano, brucia grattacielo in via Antonini

Incendio in via Antonini a Milano, l’eroe del palazzo in fiamme: “Ho bussato a tutte le porte”

L’incendio della torre di via Antonini avrebbe potuto causare una ecatombe. Se non ci sono state vittime tra i residenti (escluso un cagnolino) è anche grazie ad alcuni inquilini, che hanno lanciato l’allarme. Tra questi il 32enne Sam Nabi, che ha raccontato la fuga: insieme alla compagna, mentre usciva dall’edificio, ha suonato ai campanelli e battuto a tutte le porte.
A cura di Nico Falco
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L'incendio che nel giro di pochi minuti ha divorato completamente il grattacielo di via Antonini avrebbe potuto causare una ecatombe. Centinaia di persone che sarebbero rimaste intrappolate in casa, in un inferno di fuoco. Se il bilancio è stato quello di un miracolo, zero feriti e solo un cagnolino purtroppo morto tra le fiamme, è stato grazie anche al comportamento di alcuni dei residenti, che hanno lanciato l'allarme agli altri condomini mentre scappavano.

Tra questi Sam Nabi, 32enne di origini persiane, consulente tecnico per il Tribunale di Milano, che al momento dell'incendio era in casa con la compagna, Valentina. I due hanno sentito la puzza di bruciato, si sono accorti delle fiamme e, insieme al cane, hanno velocemente lasciato l'edificio. Nella fuga, però, hanno cercato di avvisare quante più persone possibile, per metterle in salvo.

"La mia compagna è stata più lucida – racconta il ragazzo in una intervista al Corriere della Sera – ha preso il telefono, il nostro cagnolino Bruce. Il tempo di suonare campanelli e battere a più porte possibile". Poi la corsa lungo le scale, fino ad arrivare in strada. Non si erano resi conto, però della gravità di quello che era successo. Speravano, come gli altri inquilini, di poter rientrare in casa. Invece, in un quarto d'ora è andato tutto a fuoco.

"Un attimo e tutto è stato spazzato via – scrive Nabi in un post su Facebook – laddove pensavamo di poter stare al sicuro, dove vivevamo tra i nostri ricordi, i nostri oggetti, tutto quanto eravamo riusciti a costruire, ora non c'è più nulla.Abbiamo visto la nostra casa andare a fuoco e con lei se ne va gran parte della nostra vita. C'è stato giusto il tempo di scendere insieme a Bruce, giusto il tempo di dare spazio a ciò che conta per davvero. Senza saperlo, convinti che saremmo potuti rientrare non molto dopo. E invece no, siamo scesi in fretta e furia ignorando che non era un semplice arriverderci. Era un addio.Abbiamo visto la nostra dimora consumarsi come una candela e non riusciamo a comprendere come sia stato possibile. O forse adesso non ne abbiamo la forza: fa tanto, troppo male".

Le cause della propagazione così veloce delle fiamme sono al centro dell'inchiesta avviata dalla Procura per disastro colposo. La facciata, ha detto il pm, è bruciata "come cartone". Il motivo potrebbe essere non nel materiale di costruzione, composto da alluminio, ma da quello usato per l'isolamento termo-acustisco. E c'è il nodo dell'impianto anticendio: secondo alcuni residenti i bocchettoni di diversi piani non sono entrati in funzione e anche i Vigili del Fuoco non avrebbero potuto usare i sistemi di sicurezza, in parte fuori uso.

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