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Incendio in un magazzino di Milano in cui morirono 3 ragazzi: l’Olanda rimanda l’estradizione del presunto esecutore

I giudici dei Paesi Bassi hanno rimandato al prossimo maggio la decisione sull’estradizione di Washi Laroo, il 26enne che lo scorso settembre, secondo la Procura di Milano, avrebbe dato fuoco a un magazzino cinese in via Cantoni provocando la morte di tre ragazzi. Le autorità giudiziarie olandesi, in particolare, hanno chiesto rassicurazioni sulle condizioni delle carceri italiane.
A cura di Alice De Luca
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Lo showroom di via Cantoni, a Milano, distrutto dalle fiamme
Lo showroom di via Cantoni, a Milano, distrutto dalle fiamme

L'Olanda temporeggia e rimanda al prossimo maggio la decisione sull'estradizione di Washi Laroo, il 26enne accusato di aver dato fuoco, lo scorso 12 settembre, a uno showroom cinese di via Cantoni, a Milano. Nell'incendio morirono tre ragazzi: due fratelli di 18 e 17 anni e un 24enne, che dormivano al piano terra del magazzino. Al momento i giudici olandesi hanno bloccato il trasferimento di Laroo e chiesto all'Italia garanzie sulle condizioni delle carceri.

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A preoccupare le autorità olandesi sarebbero, secondo la stampa locale, il sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani e l'alto numero di suicidi in cella. I giudici avrebbero in ogni caso già chiarito che, in caso di condanna, il 26enne sconterebbe la sua pena in Olanda per motivi di reintegrazione sociale.

Laroo, residente a Middleburg, nei Paesi Bassi, è stato fermato dalle autorità belghe lo scorso dicembre con un mandato di arresto europeo. Su di lui pendono le accuse di omicidio volontario, incendio e tentata estorsione, ma il 26enne era già ricercato per alcuni reati commessi in patria, tra cui furti, rapine, tentato rapimento, possesso non autorizzato di armi da fuoco e traffico di sostanze stupefacenti.

Negli scorsi mesi la Procura di Milano ha accertato che le fiamme divampate nel magazzino cinese avevano avuto origine dolosa, ha identificato Laroo nell'esecutore materiale dell'incendio e ha fatto arrestare i due presunti mandanti (il 34enne Yijie Yao e il 40enne Bing Zhoum, entrambi di nazionalità cinese) che, secondo gli inquirenti, avrebbero commissionato l'azione come ritorsione per un debito di 50mila euro contratto dal proprietario del magazzino nei loro confronti.

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