In tre anni trasferisce 156mila euro dalle casse della scuola sui propri conti: va a processo impiegata di Giussano

Sarà giudicata con un rito abbreviato la 54enne accusata di peculato per aver sottratto, in qualità di assistente amministrativa, 156mila euro in tre anni dalle casse dell'istituto Don Rinaldo Beretta di Giussano, in provincia di Monza e Brianza. Secondo l'accusa la donna, ora licenziata dalla scuola, avrebbe intascato i soldi attraverso diversi bonifici indirizzati a conti correnti intestati a sé e a due familiari, anch'essi entrambi a processo con lo stesso capo d'imputazione. I trasferimenti di denaro sarebbero stati camuffati dall'impiegata attraverso "113 mandati di pagamento" giustificati con l'acquisto di servizi informatici mai realizzati nella scuola o di "beni" mai pervenuti.
Ieri la 54enne ha proposto di procedere nel giudizio tramite patteggiamento, cioè concordando con il Pubblico Ministero la pena da scontare, previo avallo del giudice. La pena da concordare con la Procura, tuttavia, avrebbe previsto la restituzione delle somme presumibilmente sottratte, cosa impossibile a causa del sequestro disposto sui conti correnti dell'imputata. La donna, quindi, ha deciso di ricorrere al rito abbreviato che, saltando la fase del dibattimento, prevede uno sconto di pena in caso di condanna.
La prossima udienza è stata fissata per novembre e la donna dovrà presentarsi in aula insieme ai due familiari, ritenuti corresponsabili. Tuttavia, secondo l'avvocata Elisa Grosso, legale dei tre imputati, l'accusa di peculato sarebbe da escludere almeno per i due parenti dell'amministratrice, che non sarebbero stati a conoscenza dell'origine illecita del denaro versato sui loro conti.