In tenda per protesta dopo l’incendio nello stabile occupato: “Chiediamo solo una vita dignitosa”

Circa 40 persone da alcuni giorni vivono in tenda in piazza Leonardo Da Vinci a Milano. Si tratta di cittadini e cittadine che prima abitavano in uno stabile occupato in via Fracastoro, andato a fuoco il 19 settembre 2024: ora sostengono di non aver ricevuto soluzioni abitative compatibili con la loro vita lavorativa.
A cura di Chiara Daffini
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"Oggi siamo qua, per strada con le nostre valigie, senza casa. Vogliamo una vita dignitosa come gli italiani e le italiane, perché noi siamo lavoratori e lavoratrici che pagano i contributi e le tasse".

A parlare a Fanpage.it oggi è Toumany, una delle 40 persone che da alcuni giorni vivono in tenda in piazza Leonardo Da Vinci a Milano. Si tratta di cittadini e cittadine che fino a poco tempo fa abitavano in uno stabile occupato in via Fracastoro, andato a fuoco il 19 settembre 2024, e ora si ritrovano senza un tetto sulla testa. 

"Abbiamo cercato di trovare delle soluzioni dopo l'incendio che c'è stato in via Fracastoro. Solamente una parte (circa 30 delle 70 persone, ndr) ha potuto trovare una soluzione temporanea: le madri con i bambini e anche i padri, per fortuna", spiega una volontaria della rete Ci Siamo. "Ai lavoratori single, invece, è stata prospettata solo la possibilità del dormitorio, tra l'altro solo per dieci di loro".

"Queste persone – continua la volontaria – non hanno potuto accettare perché il dormitorio è strutturato in un modo che le persone devono uscire alla mattina e poi restare fuori tutto il giorno, rientrando poi alla sera. Ma stiamo parlando di lavoratori, alcuni dei quali hanno degli orari anche notturni e quindi possono dover tornare invece a dormire durante la giornata".

Toumany
Toumany

"Io adesso faccio il metalmeccanico, lavoro 10-11 ore al giorno – racconta a Fanpage.it Toumany -, sono in Italia da otto anni e oggi sono qua, insieme ad altri, per strada, con le nostre valigie e senza casa. Abbiamo deciso di protestare perché per noi lavoratori e lavoratrici quella del dormitorio non è una soluzione".

Anche Mody è un lavoratore, ma l'incendio gli ha portato via anche l'occupazione che aveva trovato: "Fino a due settimane fa – spiega – facevo il rider, ma la mia bicicletta è stata distrutta dall'incendio, ora non posso più lavorare, non posso permettermi di comprarne nuova. Non ho accettato l'idea del dormitorio, perché non mi consentirebbe di ottenere un nuovo impiego, essendo costretto in continuazione a stare per strada".

Mody
Mody

L'occupazione dello stabile di via Fracastoro seguiva quelle, interrotte dallo sgombero, di via Fortezza, via Iglesias, via Siusi e via Esterle, tratteggiando contorni sempre più vividi non solo dell'emergenza abitativa milanese, ma anche della difficoltà nel raggiungere un'inclusione culturale compiuta. "Si trovavano in questa occupazione – dice la Rete Ci sono – perché non avevano mai potuto avere un'altra soluzione abitativa: in diversi l'avevano cercata e avrebbero potuto ottenerla, avendo un lavoro e contratti a tempo indeterminato, ma al momento di firmare il contratto incideva la loro nazionalità".

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