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“A Milano mafia, camorra e ‘ndrangheta collaborano fra di loro”: l’allarme del procuratore Viola

Il deputato Gian Antonio Girelli commenta a Fanpage.it l’audizione del Procuratore di Milano, Marcello Viola, in commissione parlamentare antimafia: “Le organizzazioni mafiose hanno mirato la loro azione in territori dove il tessuto economico-finanziario è particolarmente vivace”.
A cura di Giorgia Venturini
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Il procuratore di Milano Marcello Viola si è presentato davanti alla Commissione parlamentare antimafia e ha fatto una sua relazione sulla presenze della criminalità organizzata in Lombardia. Ha subito precisato che le ultime inchieste da loro svolte sono stati evidenziati "accordi stabili e duraturi tra ‘ndrangheta, criminalità siciliana e quella di stampo camorristico". Il Procuratore ha confermato che sul territorio lombardo agiscono tutte le mafie italiane, ma soprattutto la ‘ndrangheta. Non mancano anche i gruppi di organizzazioni straniere. e "le nuove mafie" che operano sul territorio "in modo invasivo". A Milano, poi, si è assistito a una "accentuazione del carattere imprenditoriale di organizzazioni ‘ndranghetiste" che ha comportato, per la Dda, "la necessità di occuparsi di reati finanziari caratterizzati dall'aggravante di mafia".

L'organizzazione criminale è attiva soprattutto nel settore del riciclaggio: "Sono dinamiche mafiose che definiscono un network che si salda su interessi concreti". Che può essere riassunto così: "Laddove si tratta di fare affari, le mafie si incontrano, nella consapevolezza che è meglio stare in pace e non entrare in conflitto".

La difficoltà della Procura di Milano

Viola ha precisato che la Procura è intervenuta per cercare di monitorare con attenzione la situazione nella regione: "Abbiamo anche un protocollo con il Tribunale fallimentare che ci consente di monitorare i fallimenti". Precisando però anche le difficoltà con cui deve lavorare la Procura: l'ufficio requirente milanese versa in una grave situazione soprattutto per le carenze sia di magistrati sia di personale. "La Direzione distrettuale antimafia patisce questa difficoltà", a fronte della "cresciuta complessità" delle indagini e del raddoppio delle iscrizioni in meno di tre anni. Questa situazione segnalata ripetutamente "non consente ai sostituti di occuparsi in maniera efficace delle indagini, sacrificando quello che dovrebbe essere il core business della Procura ossia di poter condurre indagini di livello elevato".

Girelli: "La mafia è dove si fa impresa"

Sulla parole di Viola è intervenuto Gian Antonio Girelli, membro della XII Commissione Affari Sociali della Camera: "Oramai è da tempo che le organizzazioni mafiose hanno mirato la loro azione in territori dove il tessuto economico-finanziario è particolarmente vivace. Investendo in attività apparentemente legali il ricavato derivante da quelle illecite, fra tutte quella del mercato degli stupefacenti. La contaminazione avviene in vari modi, attraverso prestiti a imprese in difficoltà, pressioni su filiere economiche, inquinamento di gare d’appalto e gestione di servizi. Risorse straordinarie, così come settori in sviluppo, compresi settori delicati quale la sanità, sono al centro della loro attività. Questo comporta lo sfruttamento di manodopera ‘debole', il condizionamento del mercato, attraverso un’azione su fornitori e clienti. Mina la libera concorrenza, allontanando investitori che non vogliono trovarsi a fare i conti con organizzazioni malavitose".

Gian Antonio Girelli
Gian Antonio Girelli

"Ecco perché – continua Girelli – bisogna investire su formazione e organizzazione. Formazione di personale impegnato a vari livelli che deve saper leggere i fenomeni in corso, cogliere i segnali di presenza mafiosa. Riguarda forze dell’ordine, polizia municipale, personale tecnico e amministrativo degli enti pubblici, categorie professionali, associazioni di categorie, mondo del lavoro, della scuola, della cultura, dello sport, dell’ associazionismo. Non dimentichiamo infatti che la finalità mafiosa non è solo arricchimento illecito, ma anche la sostituzione dello Stato con l’antistato, che la mafia rappresenta".

"A mio parere – conclude il deputato, che è già stato presidente delle commissione antimafia in Regione Lombardia – se si è superata la fase della negazione, se si è entrati, a fatica in quella della consapevolezza, fa fatica a partire quella della risposta. Troppe poche energie, in risorse e persone, sono investite con questa finalità. Gli enti non agiscono su programmi concordati, non parlano fra di loro, non ricevono e non trasmettono informazioni. Di contro alcune scelte, dalle norme sugli appalti, alla circolazione di denaro in contante, senza parlare di alcuni messaggi di esponenti istituzionali che strizzano l’occhio all’illegalita, rischiano di attenuare, se non cancellare il lavoro di sensibilizzazione culturale fatto. Tra tutte non posso non citare le vergognose frasi pronunciate dal Ministro Salvini su don Ciotti".

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