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In giro per Milano di notte non ci sono neanche 90 poliziotti per 1,354 milioni di cittadini: i dati della Prefettura

Il prefetto Renato Saccone prima di andare in pensione ha salutato Milano facendo un punto sulla situazione sicurezza: “Scippi e rapine in strada stanno aumentando, ma sono aumentate anche le pattuglie in giro di notte”. Peccato però che, stando alle cifre proprio della Prefettura, non ci sono neanche 90 agenti a proteggere 1,354 milioni di cittadini durante la notte.
A cura di Giorgia Venturini
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"Scippi e rapine in strada stanno aumentando, e sta aumentando il livello di violenza di molti gruppi di giovani". Lo ha precisato il prefetto Renato Saccone nell'ultimo suo saluto a Milano da prefetto della città. Durante il discorso ha illustrato le ultime statistiche dei reati milanesi: un testimone che ha lasciato, prima di andare in pensione, al nuovo prefetto Claudio Sgaraglia. Peccato però che l'aumento dei reati non è proporzionato a un aumento dei controlli per le strade.

Pochi agenti a Milano di notte

Saccone, numeri alla mano, ha sottolineato come "ogni notte in strada, ed è così da quasi un anno, ci sono 44 pattuglie delle forze dell’ordine, alcune in più rispetto a un obiettivo già molto difficile da raggiungere che avevamo in passato, e cioè 40 pattuglie". Per il prefetto "abbiamo messo in strada molte più pattuglie". Ma, stando proprio ai numeri, in tutto sono circa 90 gli agenti – se si contano due agenti a pattuglia – in giro per la vie di Milano la notte su un totale di 1,352 milioni di cittadini e per un territorio ampio 181,8 km quadrati. Numeri sufficienti per affrontare il tema della sicurezza a Milano?

Saccone è d'accordo sul fatto che il tema sicurezza non può essere affrontato sono dal numero delle pattuglie: "Un sistema di sicurezza acquista efficacia se c’è un concorso: da una parte la prudenza dei cittadini e dall’altra l’allerta immediata al 112, invece di pensare prima a fare un video per i social, come purtroppo a volte capita". Poi spiega meglio: "A quel punto la responsabilità diventa tutta delle forze dell’ordine, per un intervento tempestivo ed efficace, e su questo abbiamo cercato di lavorare". È richiesto un impegno collettivo.

Eppure cittadini, famosi e non, continuano ad attaccare Beppe Sala per la percezione che hanno di poca sicurezza. Ma questi dati dimostrano proprio come il tema sia da imputare soprattutto alle carenze del ministero degli Interni. Le forze dell'ordine dipendono infatti dalla disponibilità di organico ministeriale e quindi dalle scelte del governo, di cui il prefetto è appunto il rappresentante sul territorio. Al sindaco, eventualmente, può essere imputata l'assenza di un piano di prevenzione sociale, ma non certo la mancanza di controllo del territorio: la stessa Polizia locale, che dipende dal Comune, dovrebbe avere soprattutto competenze di polizia amministrativa.

Il prefetto va in pensione

Saccone lascia il suo incarico a Milano dopo cinque anni in Prefettura. Prima di lasciare però parla dei punti critici della città: come quello del consumo della droga e della criminalità organizzata. L'ex prefetto precisa che il consumo di droga non è un'emergenza, ma "un drammatico fatto strutturale" che però in alcuni casi si è risolto. Come il "bosco di Rogoredo che era un simbolo nero in cui i ragazzini andavano a farsi i selfie, un mercato di morte che ora in quella forma, grazie a un lavoro a cui tutti hanno partecipato, non esiste più".

Ma a Milano lo spaccio non è scomparso: si è spostato verso San Donato, mentre "il bosco si è trasformato in un bene pubblico restituito alla città e soprattutto ricordo 228 ragazzi andati in comunità". Così come aree "dalla Piazza d’armi, agli ex macelli, a via Bolla, erano luoghi ormai strutturali di pericolo e criminalità, e con la giusta programmazione sono stati anch’essi restituiti alla città".

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