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In cosa consiste la “congiura di Sant’Andrea” che ha portato all’arresto anche del sindaco di Vigevano

Vanno avanti le indagini sulla “congiura di Sant’Andrea”, ovvero il piano politico studiato per far cadere la giunta di Vigevano prima delle elezioni regionali. Ma nel dettaglio in cosa consisteva questa strategia?
A cura di Giorgia Venturini
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A sinistra il sindaco di Vigevano Andrea Ceffa, a destra Angelo Ciocca
A sinistra il sindaco di Vigevano Andrea Ceffa, a destra Angelo Ciocca

Il piano studiato per cercare di far cadere il Consiglio comunale di Vigevano, in provincia di Pavia, nel 2022 è passato alla cronaca come la "congiura di Sant'Andrea". La strategia si sarebbe basata su messaggi in codice e soldi in cambio di dimissioni. Da qui le indagini della Procura che hanno portato nei giorni scorsi all'arresto ai domiciliari del sindaco leghista Andrea Ceffa, della consigliera Roberta Giacometti e dei tre manager di Asm di Vigevano e Lomellina. Si dovranno difendere dalle accuse di corruzione e falso.

A far partire le indagini – come spiega La Provincia Pavese – era stato lo stesso sindaco nel dicembre del 2022: agli inquirenti aveva parlato della congiura dichiarando anche che dietro a questo disegno politico ci sarebbe stata la mano anche del leghista Angelo Ciocca, l'imprenditore Alberto Righini e il segretario provinciale di Forza Italia Antonello Galiani. Quest'ultimo non sarebbe indagato, mentre lo sarebbero gli altri due. Ma in cosa consisteva questa congiura?

In cosa consisteva la "congiura di Sant'Andrea"

Il piano sarebbe scattato nel novembre del 2022 e consisteva nel convincere gran parte dei consiglieri alle dimissioni per far cadere così la giunta di Vigevano. Diciamo fin da subito che il piano fallì. Le dimissioni sarebbero state ben pagate: stando all'accusa, Alberto Righini avrebbe, per tramite di Ciocca, offerto 15mila euro a una consigliera. Tutto dovrà essere confermato eventualmente in sede processuale, ma i carabinieri avrebbero scoperto chiamate fatte dagli indagati ai vari consiglieri sia prima che dopo le loro dimissioni. La congiura però fallì il giorno prima: questo perché un consigliere presentò prima le dimissioni per poi revocarle poche ore dopo.

La decisione dei singoli consiglieri di accettare o meno i soldi, e quindi le successive dimissioni, sarebbe stata comunicata tramite un messaggio in codice. In questo modo nulla nulla sarebbe risultato per iscritto: solo qualche incontro e promesse affidate al vento. Le prove però comunque secondo la Procura sarebbero da ricercare nei tabulati telefonici. Ma perché l'obiettivo era la caduta della giunta? Quali sarebbero state le conseguenze?

Quale era l'obiettivo del piano politico

Alla base di questa congiura ci sarebbe stato un piano esclusivamente politico. O meglio una spaccatura nel centrodestra dopo le elezioni provinciali. Sempre come spiega La Provincia Pavese, da un lato c'erano i consiglieri come Lucchini e Sala e uno spaccato di Forza Italia e dall'altro Ciocca, Galiani e i fuoriusciti di Forza Italia. La caduta della giunta avrebbe poi portato a penalizzare anche l'allora assessore Sala pregiudicando così la sua candidatura alle imminenti elezioni regionali. Ma il piano fallì.

Perché anche il sindaco di Vigevano è stato arrestato

Ora il costruttore Alberto Righini ha dato le dimissioni dal suo incarico e la Procura ha chiesto una misura interdittiva nei suoi confronti che il Tribunale deciderà per la prossima settimana. Il sindaco di Vigevano resta temporaneamente sospeso dal suo incarico: secondo l'accusa anche lui avrebbe tentato di corrompere un consigliere con obiettivi però opposti. Davanti al gip del Tribunale pavese, Luigi Riganti, Ceffa ha parlato per un'ora e mezza fornendo la sua versione dei fatti. Al termine del colloquio, l'avvocato del primo cittadino, Luca Angeleri, ha riferito ai cronisti: "Non c'era alcuna esigenza di corrompere un consigliere comunale, perché nel caso sarebbe stato necessario corromperli tutti".

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