In cosa consiste il “patto di non belligeranza” tra le tifoserie di Milan e Inter e perché ora rischia di saltare
C'è un patto di non belligeranza tra le tifoserie di Inter e Milan per gestire gli affari e le controversie all'interno e all'esterno dello stadio Meazza di Milano. Di cosa si tratta lo spiegano bene gli atti della Procura, che ha coordinato le indagini che hanno portato all'arresto di 19 ultrà delle due squadre di calcio milanesi.
Si legge così: "Il patto di non belligeranza fra le due tifoserie organizzate, a prima vista connesso ad una tranquilla gestione della vita di stadio ma, a ben vedere, caratterizzato da legami fra gli apicali esponenti delle curve al fine di conseguire profitto, in un contesto in cui la passione sportiva appare mero pretesto per governare sinergicamente ogni possibile introito che la passione sportiva vera, quella dei tifosi di calcio, genera".
A dettare legge infatti erano i capi ultrà: "Sta a noi un po' più grandi, un po' più maturi, dettare dei paletti e cercare di vedere prima che un problema sorga, e sennò saremo veramente stupidi, siamo stati in mezzo la strada, in mezzo agli spalti per anni…secondo me il ragionamento è…ci vediamo oggi assieme e lo decidiamo assieme dove si possiamo arrivare e dove possiamo arrivare".
Nel dettaglio, il direttivo della Curva dell'Inter è stato modellato sulla base della strategia di gestione imposta da Luca Lucci per governare gli affari della Curva del Milan. Questo vuol dire che da anni i due gruppi ultrà (casi eccezionali a parte) non sono mai entrati in contrasto: questo permette loro di gestire comuni introiti. Come era successo in occasione della Champions League del 2023: "Essendo in semifinale le due squadre milanesi, una di esse sarebbe approdata in Turchia (a Istambul si giocava la finale) e gli ultrà decidevano di spartirsi la torta dei possibili ricavi illeciti ancor prima che si sapesse (ed a prescindere da) quale delle due compagini avrebbe disputato per l'ambitissimo trofeo". Questo patto di non belligeranza per trovare immediate soluzioni quando si verificavano "sprovvedute iniziative di singoli". Insomma, tutto veniva fatto in nome degli affari e dei guadagni. Mettersi una contro l'altro non conveniva a nessuno.
Ma qualche rischio di mettere in dubbio questo patto c'era. Lo scorso 30 luglio un pregiudicato aveva raccontato ad Antonio Bellocco (morto ucciso lo scorso 4 settembre) e ad altri conoscenti della Curva Nord di aver assistito alla discussione di un appartenente alla tifoseria interista che si era reso responsabile di aver messo in discussione l'autorità di Marco Ferdico in presenza di esponenti della tifoseria milanista. Il tifoso interista era stato l'autore di un murales vicino allo stadio San Siro e dal contenuto offensivo verso i tifosi milanisti, scatenando così la reazione di questi ultimi. Il murales è stato cancellato perché era stato ritenuto oggetto di una violazione del "patto di non belligeranza" stipulato tra tifosi interisti e milanisti.
Non solo: Marco Ferdico, capo ultrà finito arrestato ieri martedì primo ottobre, dopo questo episodio ha voluto ribadire la sua autorità all'interno della Curva Nord. Insieme ad altre persone, tra cui Antonio Bellocco, e in occasione della prima partita di campionato, Ferdico ha deciso di procedere con "un'azione eclatante" nei confronti del tifoso interista che aveva messo a rischio il patto: doveva essere picchiato in presenza del Direttivo. Ferdico quindi ha pianificato i dettagli e le modalità dell'azione.
Gli arresti dei 19 ultrà ora potranno far saltare questo patto perché creerà tensioni all'interno delle due Curve. Così come "l'omicidio di Antonio Bellocco ha determinato una destabilizzazione di questo quadro complessivo, con ripercussioni che riguardano non solo il sodalizio di cui egli era a capo ma anche l'associazione che con Beretta aveva stabilito il patto di non belligeranza e conseguito comuni profitti e, più in generale, era pronta a sopire ogni possibile conflitto", spiega la Procura. Dopo l'omicidio di Bellocco infatti si attendono altre violenze: "Il rischio è elevato, anche a voler guardare al versante rossonero del tifo organizzato", tengono a precisare gli inquirenti.