In bici da Milano e Capo Nord, l’impresa di Pietro: “Ho pedalato per 4mila km per donare 70mila pasti ai poveri”
“Con la bici ho iniziato da adolescente – racconta Pietro Franzese a Fanpage.it -, era il mezzo più comodo per andare a scuola: in autobus ci avrei messo un’ora e mezza, così me la cavavo in mezz’ora. In più pedalando sono dimagrito e allora ne avevo bisogno, la bicicletta mi ha dato sicurezza e fiducia in me stesso”. Doni che il biker milanese ha voluto in un qualche modo restituire.
Da passione a professione
“Raccontavo spesso le mie avventure in bici sui social, ma è stato durante la pandemia che ho deciso trasformare questa passione in un lavoro. Ho iniziato a pubblicare con più assiduità contenuti sui miei canali Instagram e YouTube e pian piano sono nate diverse collaborazioni, sia con aziende sia con enti di promozione dei territori”.
Bike influencer e viaggiatore solitario
Da bravo bike influencer, Pietro negli ultimi sei anni ha girato l’Europa in solitaria, con la sola compagnia della sua bici a scatto fisso, che, non avendo i cambi, richiede una preparazione fisica non indifferente e fa sudare come non mai i tratti in salita. “La bicicletta ti permette di pensare e di sognare, ma al tempo stesso richiede grande concentrazione, devi fare un lavoro su te stesso non solo fisico, ma anche mentale”, spiega Pietro.
Settantamila pasti in quattromila chilometri
Un giorno, per Pietro, è arrivato il momento di restituire quanto la bici gli aveva dato. “Ho deciso di unire ai miei viaggi l’impegno etico. L’ultima trasferta, da Milano a Capo Nord, è stata lunga più di quattromila chilometri, per ciascuno dei quali, tramite una raccolta di crowdfunding online, ha donato 70mila pasti al Banco alimentare. “Ho scelto di rendere beneficiario il Banco alimentare – chiarisce il 28enne -, perché coniuga la solidarietà alla sostenibilità ambientale, evitando gli sprechi di cibo, e questi sono principi in linea con i miei valori e quelli di moltissimi bikers”.
“La prova più difficile? I tunnel della Lapponia”
“Ho attraversato Italia, Austria, Repubblica Ceca, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia – racconta Pietro -. Ho trascorso 26 notti in tenda, preso due traghetti, fatto un bagno in un lago oltre il Circolo polare artico e nel mare di Barents, è stata un’esperienza indimenticabile”. Anche se non priva di difficoltà, ammette il biker: “La Lapponia, con la sua natura selvaggia mi resterà nel cuore, ma il vento, il freddo e i tunnel mi hanno fatto penare: soffro negli ambienti chiusi e ne ho dovuto percorrere una galleria di oltre 7 chilometri con una salita importante alla fine, ma quando ho visto la luce alla fine ho capito che ne era valsa la pena”.
Il prossimo viaggio
“Non sono partito impreparato e grazie ai ragazzi del Politecnico, con la loro ciclofficina Policiclo, ho avuto una bici perfettamente settata e un’attrezzatura perfetta – precisa Pietro -, ma il prossimo viaggio lo vorrei fare non con lo scatto fisso e non in solitaria. Meta? Gli Stati Uniti dalla west alla east coast”.