Omicidio di Giulia Tramontano

“Giulia Tramontano sbattuta a terra e accoltellata alla gola per non urlare”: il medico dell’autopsia in udienza

Nella nuova udienza sull’omicidio di Giulia Tramontano, difesa e accusa stanno interrogando i quattro medici che si sono occupati dell’autopsia e delle analisi tossicologiche sul corpo della ragazza incinta di sette mesi e morta accoltellata dal compagno Alessandro Impagnatiello.
A cura di Giorgia Venturini
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Nuova udienza oggi 4 aprile sul caso Giulia Tramontano. Difesa e accusa stanno interrogando i quattro medici che si sono occupati dell’autopsia e delle analisi tossicologiche sul corpo della ragazza incinta di sette mesi morta accoltellata dal compagno Alessandro Impagnatiello. Ora l'uomo rischia una condanna all'ergastolo.

Durante questa udienza in aula non sono presenti i famigliari di Giulia "perché probabilmente verranno proiettate immagini crude", come precisa l'avvocato della famiglia Tramontano, Giovanni Cacciapuoti. I genitori e la sorella della vittima sono stati ascoltati nelle precedenti due udienze. In questa udienza invece varranno infatti proiettate le immagini del cadavere trovato vicino a dei cespugli in un sacco dei rifiuti. Così come le foto dell'autopsia. Per questo per parte dell'udienza si è deciso di procedere a porta chiuse.

L'avvocato, Giulia Gerardini, legale di Alessandro Impagnatiello, ha spiegato: "Oggi sentiamo i consulenti tecnici e vediamo cosa hanno da dirci. Il materiale che faranno vedere lo abbiamo già visionato e l'impressione che ci ha fatto è veramente tosta. Abbiamo chiamato a testimoniare uno psicologo e uno psichiatra e il perché lo capirete nel corso del dibattimento. Oggi è veramente tosta".

Intanto il padre di Giulia, Franco Tramontano, in una storia Instagram poco prima che iniziasse la nuova udienza ha scritto: "Nulla ci restituirà Giulia, abbiamo gridato a voce alta, lo faremo ancora, affinché sia fatta giustizia. Giustizia per lei e Thiago".

La madre Loredana Femiano invece ha scritto: "Oggi ancora più forte: giustizia per Giulia e Thiago". E anche il fratello Mario: "Continueremo a lottare ogni singolo istante della nostra vita, affinché sia tolta la libertà per sempre a chi ti ha negato di essere una madre, una figlia, una sorella e tanto altro. Ti amo e mi manchi Giuliè".

L'avvocato della famiglia ha chiesto durante l'udienza il dissequestro degli effetti personali e documenti di Giulia rinvenuti insieme al cadavere. I giudici hanno accettato la richiesta.

Cosa ha svelato il medico che si è occupato dell'autopsia

Tra i medici sentiti durante l'udienza c'è anche il dottor Nicola Galante, lui si è occupato di analizzare il corpo di Giulia: "Abbiamo identificato 37 lesioni, la numero 6 ha intaccato carotide esterna destra, causa di morte: acuta anemia emorragica, provocata da lesioni vascolari cervico toraciche dall’arteria carotica destra prodotta con arma bianca".

E ancora: "Alcune lesioni prodotte da arma da taglio avevano estremità più acute e altre più ottuse, quindi è stata usata arma bianca con lama affilata non bitagliente". Poi il medico legale precisa: "Non è stato facile valutare quadro lesivo. Abbiamo comparato i coltelli che ci sono stati sottoposti con le lesioni riportate sul cadavere e i due che più si avvicinavano erano quelli indicati con lettere g e h, uno più lungo e uno più corto"

Impagnatiello dopo aver accoltellato Giulia ha provato a bruciarne il corpo prima nella vasca da bagno poi in garage: "Le bruciature erano presenti in sede cervicale, lombare e al torace anteriormente. Le alterazioni prodotte da carbonizzazioni e aree putrefatte hanno reso più difficile valutare il quadro lesivo, ma all’apertura del cadavere i tessuti risultavano leggermente cotti ma ancora in buono stato".

Il cadavere era stato avvolto in sacchi dei rifiuti. Il corpo è stato trovato coperto con plastica nella parte "cefalica e cervicale coperte con busta nera con nastro adesivo. Busta gialla copriva glutei e cosce anche qui con nastro adesivo. Arti inferiori coperti da telo". Durante la fase del ritrovamento le "uniche regioni anatomiche scoperte erano arti superiori, parte torace e addome".

Il medico davanti ai giudici della Corte d'Assise poi precisa le cause del decesso: "Nessuna condizione naturale può aver inciso su decesso, la causa è stata un'acuta emorragia prodotta da arma bianca. Problematico stabilire epoca della morte, potrebbe essere probabilmente di almeno 48 ore prima del ritrovamento a un massimo di 5 giorni". Difficile perché "la temperatura in questo caso non è stata rilevata in sede di sopralluogo per inaccessibilità ma non si sarebbe potuta usare perché cadavere è stato incendiato".

Nella relazione in aula del medico si parla anche del bambino: "La morte del feto è successiva a quella della madre. Il decesso è avvenuto per insufficienza utero placentare. In seguito a emorragia".

Come è morta Giulia Tramontano

Sulle cause della morte di Giulia in aula è intervenuto anche il medico legale Andrea Gentilomo: "L’autopsia nonostante i problemi legati allo stato conservazione corpo, ha permesso di evidenziare lesioni e in particolare i reperti più rilevanti, ovvero lesioni vascolari su collo e torace. Per cui carotide esterna destra e arteria e vena succlavia sinistra. Queste due lesioni hanno provocato una perdita di sangue molto rapida con choc emorragico". E aggiunge: "Tutte le lesioni sono state provocate da arma da taglio, il corpo è stato bruciato post mortem. Le 37 ferite erano presenti essenzialmente sul distretto cervicale e dorsale, tre di queste sono risultate fatali: una alla carotide, l’altra vena e arteria e la terza al polmone".

"Una coltellata ha colpito la laringe, non è mortale ma può aver impedito a Giulia di urlare. L’impressione è che l’aggressione sia avvenuta da terra perché è una posizione in cui sono più facilmente raggiungibili tutte le sedi coinvolte dalle lesioni. La pancia non è stata colpito con il coltello".

Non erano presenti tipi di lesioni sulle braccia, così come le mani: questo significa che Giulia Tramontano non ha avuto il tempo di difendersi.

Il medico precisa che la presenza di sostanze tossicologiche non ha influito sul decesso: da mesi infatti Impagnatiello avrebbe provato ad avvelenare Giulia e quindi anche il loro bambino somministrandole di nascosto veleno per topi.

Anche Gentilomo precisa che capire l'esatto orario e giorno della morte è difficile a causa della bruciature che "alterano le temperature del corpo e quindi non permettono di stabilire il processo di decomposizione. Questo anche aggiunto agli eventi atmosferici esterni a cui è stato sottoposto corpo".

La testimonianza degli altri due medici davanti ai giudici

Dopo Gentilomo è stato ascoltato Enzo Fulcheri, l'anatomopatologo chiamato a analizzare feto e placenta. Il medico ha fin da subito precisato: "Non ho trovato in feto e placenta segni di lesioni antecedenti al decesso. La carbonizzazione è avvenuta presumibilmente dopo il decesso, perché dai campioni di pelle non risultavano segni di reazione vitale. Feto e placenta, oltre che campioni di parete uterina, non presentavano segni di contrazioni, dunque non c’erano segni di travaglio in atto. Quindi la causa dell'interruzione della gravidanza è la morte della madre con interruzione perfusione ematica alla placenta".

Poi ha preso il tossicologo dell'istituto di medicina legale di Milano Mauro Minoli. Si è occupato lui degli esami tossicologici sul corpo di Giulia: "Sono state fatte prime analisi di routine, che hanno evidenziato assenza di alcol e sostanze stupefacenti". Subito il medico ha intercettato la presenza di veleno per topi: "Le analisi hanno svelato concentrazioni residuali e non più attive della sostanza nel corpo. Questo veleno si accumula soprattutto nel fegato per lungo tempo ma non è possibile stabilire quando sia stato assunto, perché non sappiamo quanto ne abbia preso. Sappiamo però che è stato somministrato". Il medico precisa anche che il veleno era stato trovato in piccole quantità nel feto.

Nel corpo di Giulia "sicuramente nell’ultimo mese la presenza era molto più alta (le analisi sono state fatte sull’analisi del capello), quindi si presuppone che nei giorni prima della morte la vittima aveva somministrato il veleno in quantità molto più elevate".

Quali sono le conseguenze di questo veleno? "Questo veleno rende indisponibile la vitamina k, che agisce sulla coagulazione e che quindi causa emorragia. Nell’uomo però sono necessarie concentrazioni elevate. Ha un sapore amaro e tra gli effetti collaterali c’è il mal di stomaco, dovuto a piccole emorragie della parete gastrica".

Stando alla analisi fatte sul corpo di Giulia Tramontano "abbiamo rilevato un’ingestione per via gastrica. Le quantità rinvenute sono residuali, ma l’emivita del farmaco è molto breve, però l’accumulo nel fegato era presente e questo fa supporre un’assunzione in quantità più importanti. Dall’analisi del capello si può ipotizzare che l’assunzione del veleno sia avvenuta, per via orale, almeno da due mesi prima e fino a 15 giorni (dopo non è possibile valutare) prima della morte".

"Un teste importante è stato il tossicologo rispetto al topicida che è stato rinvenuto sul cadavere di Giulia Tramontano. È stato molto vago. Nel senso che non sono in grado, visto che c'è poca letteratura scientifica rispetto al topicida, di dire effettivamente quante dosi ci siano state e che tipo di somministrazione sia avvenuta. L'elemento che è emerso è che la somministrazione è veramente irrisoria. È un quantitativo che non è in grado di provocare la morte di un individuo", a dirlo è Giulia Gerardini, legale di Alessandro Impagnatiello.

"Prendiamo atto di quello che ha detto il teste e poi faremo le nostre valutazioni. Il dato certo è che un quantitativo irrisorio e irrilevante, compatibile con un numero minimo di somministrazione addirittura tale da non produrre sintomi. Quindi, da qui, poi ci saranno tutte le valutazioni del caso", ha detto l'altra legale di Impagnatiello Samantha Barbaglia.

"La giornata odierna e le escussioni dei teste, tutti soggetti qualificati che hanno condotto investigazioni sulle cause e gli esiti della morte, hanno consentito di acclarare come all’interno dell’organismo di Giulia fossero presenti concentrazioni di bromadiolone, che non è una sostanza che si trova in natura, ma è un topicida che è identico nella sua formazione chimica a quello che è stato rivenuto in occasione della prima perquisizione che fu svolta dai carabinieri di Senago", ha invece spiegato Giovanni Cacciapuoti, legale della famiglia Tramontano.

"La sostanza è stata rinvenuta nel fegato di Giulia sia nel bambino, ma con concentrazioni diverse. Nel feto erano più basse, perché la placenta ha svolto ottimamente il proprio lavoro. Abbiamo verificato espressamente, attraverso audizioni del teste, che Giulia godesse di piena salute. aveva una gravidanza regolare e Thiago non aveva alcun problema. Questo per quanto concerne l’elemento tossicologico e la presenza di questo principio attivo", ha continuato.

"Questo ci dice che, riscontrato con altri elementi, già emersi in maniera franca dalle testimonianze e dagli esiti delle investigazioni informatiche ci consente di affermare con serenità che la somministrazione del veleno sia stata perdurante e sia durato a lungo".

"È stato fatto anche l’esame del capello che ci consente di indicare un lasso di tempo piuttosto ampio e distante nel tempo rispetto a quando si è verificato omicidio in sé per sé", prosegue.

Credo che anche la crudeltà sia emersa in maniera evidente, vista la natura e il numero di colpi, debbo sottolineare, che come hanno detto i teste escussi, che l’ingiuria legata al corpo di Giulia attraverso l'appiccamento del fuoco non abbia consentito di poter appurare ulteriori siti di infiltrazione sanguigna. Ma i professore parlavano in maniera franca di undici colpi inferti sulle 37 coltellate che sono irrorati di sangue, questo vuole dire che Giulia mentre affrontava, suo malgrado, il triste destino deciso dall’odierno imputato, nei primi nove fendenti era ancora in vita. Poi c’è stata l'accanimento ulteriore di Impagnatiello".

Artico in aggiornamento. Ha collaborato Chiara Daffini

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