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In Albania rischia la vita per il codice Kanun: il Tribunale blocca l’espulsione di un 30enne

È stata bloccata l’espulsione di un 30enne che avrebbe dovuto fare rientro in Albania. Il giovane ha spiegato che nel suo Paese rischia la vita per il codice Kanun a causa di una faida familiare.
A cura di Enrico Spaccini
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Il Tribunale Civile di Brescia ha bloccato l'espulsione di un 30enne perché se tornasse in Albania rischierebbe la vita a causa del codice Kanun. Il giovane era stato espulso dall'Italia nel 2023 ma, una volta arrivato nel suo Paese d'origine, era riuscito a scappare dopo aver subito un attentato. Tornato in Lombardia, è stato di nuovo arrestato per aver violato il divieto di reingresso e ha presentato una domanda di protezione internazionale. Per questo motivo, i giudici bresciani hanno deciso di bloccare la sua nuova espulsione in quanto la sua vita in Albania sarebbe in pericolo.

L'attentato in Albania e il codice Kanun

Il 30enne era stato condannato per reclutamento e sfruttamento della prostituzione. Nel 2023 era stato assegnato al Centro di permanenza per rimpatri di Bari da cui è stato espulso. Una volta tornato nel nord dell'Albania, il giovane è riuscito a fuggire dopo aver subito un attentato. In quella zona, infatti, vige ancora il Kanun.

Si tratta di un codice orale che disciplina l'onore, il giuramento e la vendetta. Stando a quanto ha raccontato, la sua vita in Albania sarebbe in continuo pericolo a causa di una faida familiare legata a un presunto debito che avrebbe contratto suo padre.

Il blocco della seconda espulsione

Tornato in Lombardia, il 30enne è stato fermato lo scorso sabato 22 giugno in Valchiavenna dalla polizia. Le verifiche fatte dagli agenti hanno fatto emergere una condanna per violazione al divieto di reingresso in Italia del marzo 2024 e i suoi precedenti. Arrestato, è stato messo a disposizione dell'Ufficio Immigrazione della Questura di Sondrio che ha emanato un nuovo decreto di espulsione nei suoi confronti.

Il 30enne era stato già trasferito per una seconda volta al Cpr di Bari, quando il Tribunale Civile di Brescia ha bloccato tutto. I giudici hanno revocato il decreto basando la loro decisione sul fatto che il 30enne aveva presentato una domanda di protezione internazionale. Il giovane ha potrà, quindi, tornare in Lombardia in attesa che il prossimo 27 giugno la sua richiesta sarà trattata.

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