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In 10 comuni della Lombardia l’acqua potabile è contaminata dalle Pfas: tra questi c’è anche Milano

Greenpeace ha pubblicato il nuovo rapporto sulla presenza delle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) nell’acqua potabile in Lombardia. Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento, ha spiegato a Fanpage.it cosa è emerso dallo studio e quali sono i pericoli per la salute.
A cura di Fabio Pellaco
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L'acqua che esce dai rubinetti di alcuni comuni della Lombardia è ancora inquinata da composti chimici. A renderlo noto è l'organizzazione ambientalista Greenpeace che ha effettuato nuovi campionamenti delle acque che escono dalle fontanelle pubbliche delle province lombarde. I comuni dove sono stati riscontrati gli sforamenti ai limiti previsti dalla legge sono Caravaggio e Mozzanica, nella Bergamasca, Corte Palasio e Crespiatica, nel Lodigiano. La presenza di queste sostanze è stata rilevata anche nell'acqua di Milano, seppure con un livello inferiore.

In 10 comuni lombardi l'acqua potabile è inquinata

Su 31 campioni prelevati, in 11 occasioni (il 35 per cento) è stata rilevata la presenza di Pfas, "sostanze a base di carbonio e fluoro che vengono utilizzate in ambito industriale, dal tessile all'elettronica, dalla cromatura dei metalli ai gas refrigeranti – spiega a Fanpage.it Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia -. Questi composti sono presenti perfino nel rivestimento delle padelle antiaderenti".

I prelievi sono stati effettuati tra il 12 e il 18 maggio scorso dalle fontane pubbliche in prossimità di cimiteri, parchi giochi e scuole primarie. Soprattuto questi ultimi luoghi sono particolarmente sensibili perché frequentati da minori che sono i soggetti più a rischio. I campioni sono stati analizzati da un laboratorio indipendente.

"Queste sostanze – prosegue Ungherese – sono considerate ‘inquinanti eterni' perché una volta disperse nell'ambiente non si degradano. Una volta entrate nel nostro corpo possono andare a competere con gli ormoni e simularne il comportamento dando falsi segnali ai processi come la fertilità, la crescita e il metabolismo". Alcuni studi hanno anche segnalato correlazioni tra gli elevati livelli di Pfas e varie tipologie di cancro.

Nel Lodigiano il valore di Pfas è 18 volte superiore al limite

La Direttiva europea 2020/2184, recepita dall'Italia a febbraio 2023, stabilisce che la somma di tutti i Pfas disciolti in un litro d'acqua non debba superare i cento nanogrammi. Il rapporto di Greenpeace mostra che nel comune di Crespiatica la concentrazione ha toccato i 1840 nanogrammi: un valore oltre 18 volte superiore a quello considerato rischioso per il consumo umano. Il dato degli altri tre comuni è di poco superiore al valore limite: Caravaggio 132 ng/L, Mozzanica 116 ng/L e Corte Palasio 104 ng/L.

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Anche nell'acqua di Milano ci sono tracce di Pfas

La presenza di Pfas nell'acqua potabile è stata segnalata anche in altri sei comuni, anche se con un livello di inquinamento inferiore alla direttiva. Sul territorio comunale di Milano le segnalazioni riguardano via Cusago (29 ng/L) e in via Civitavecchia (26 ng/L). Gli altri comuni sono: Somma Lombardo, nel Varesotto; Rescaldina, nella Città Metropolitana di Milano; Mariano Comense, in provincia di Como; Capriolo, nel Bresciano e Pontirolo Nuovo, in provincia di Bergamo.

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I campionamenti sono stati effettuati in luoghi pubblici ma l'acqua potabile che esce dalle fontanelle spesso è la stessa che arriva ai rubinetti delle abitazioni. "Abbiamo ragione di credere che l'acqua delle fontanelle pubbliche sia la stessa degli acquedotti. Quindi è verosimile che i risultati che abbiamo trovato siano riferibili alle reti acquedottistiche dei comuni", precisa Ungherese.

A maggio la polemica tra Greenpeace e i gestori degli acquedotti

Il rapporto "PFAS e acque potabili in Lombardia, i campionamenti di Greenpeace Italia" è stato pubblicato il 5 ottobre e arriva a cinque mesi dalla prima denuncia dell'organizzazione sul tema. In quel caso erano state rese note le analisi fatte dai gestori e dalle autorità sanitarie lombarde che segnalavano l'inquinamento.

Ne era nato un duro botta e risposta con i responsabili dei servizi idrici regionali che avevano bollato lo studio come "fake news". "I dati sono quelli riferiti all'acqua grezza di falda, ed è normalissimo che possano presentare degli agenti inquinanti", avevano replicato alle accuse di Greenpeace.

A sua volta l'organizzazione ambientalista aveva risposto tramite Fanpage.it confermando le proprie posizioni e mostrando nuove verifiche sui dati dell'acqua destinata al consumo umano: "Il 6,5 per cento del totale dei campioni analizzati dai gestori possono essere considerati con ragionevole certezza assimilabili alle acque di rubinetto".

Ora Greenpeace ha direttamente effettuato le rilevazioni, invece di basarsi sui dati forniti dagli enti gestori, e soprattutto ha prelevato i campioni dalle fontane pubbliche che sono ancora più assimilabili ai rubinetti domestici.

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