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Imprenditore stringe troppo forte la mano all’ispettrice del lavoro: a processo per resistenza a pubblico ufficiale

Un imprenditore di Varese è stato accusato di resistenza a pubblico ufficiale per aver stretto troppo la mano a un’ispettrice del lavoro. L’uomo avrebbe anche pronunciato frasi a voce alta e a breve distanza.
A cura di Enrico Spaccini
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Un imprenditore di Varese è finito a processo con l'accusa di "resistenza a pubblico ufficiale". All'uomo viene contestato un episodio avvenuto nel 2016 quando due ispettrici della Direzione territoriale del lavoro, al termine di un sopralluogo nella sua azienda a Cantello. Al momento dei saluti, dopo che le funzionarie gli avevano notificato una sanzione di circa 400 euro, l'imprenditore avrebbe stretto troppo forte la mano a una delle due e pronunciato frasi con "fare intimidatorio" e "a pochi centimetri". Per l'imputato, oggi 42enne, sia l'avvocato difensore Stefano Ghilotti che la pm Antonia Rombolà hanno chiesto l'assoluzione.

La stretta di mano al termine del sopralluogo

Come riportato dal Corriere della Sera, la vicenda ha avuto inizio in seguito alla segnalazione di una dipendente della ditta di Cantello in merito ad alcune telecamere posizionate all'interno dell'azienda. Alcuni giorni prima, infatti, si era verificato un furto importante, perciò la proprietà aveva deciso di installare le videocamere per motivi di sicurezza.

Così le due funzionarie dell'Ispettorato hanno eseguito un sopralluogo e deciso di sanzionare il titolare della ditta con una multa pari a quasi 400 euro. Quando l'uomo ha salutato le due ispettrici, secondo l'accusa avrebbe stretto la mano in modo troppo deciso e scandito frasi con voce stentorea e a breve distanza.

Il processo e la difesa dell'imprenditore

L'uomo è stato quindi denunciato e ora sta affrontando il processo che lo vede imputato per resistenza a pubblico ufficiale. Durante l'udienza del 3 aprile, davanti al Tribunale monocratico di Varese presieduto da Chiara Pannone, l'avvocato difensore Stefano Ghilotti ha dichiarato come "eccessiva" la tesi mossa dall'accusa. Secondo il legale, ci sarebbero diversi elementi che andrebbero valutati nella ricostruzione dell'episodio.

Innanzitutto, l'imprenditore è di corporatura robusta, perciò potrebbe inavvertitamente esercitato troppa forza nella stretta di mano. L'azienda, poi, ha un comparto produttivo rumoroso che lo costringe spesso a indossare i tappi alle orecchie. Stando a quanto dichiarato dal 42enne, al momento dei saluti aveva ancora le "orecchie tappate": per questo motivo avrebbe alzato la voce e si sarebbe avvicinato alle due ispettrici, perché "non sentiva cosa dicevano". Anche il pubblico ministero ha chiesto l'assoluzione dell'imputato e la sentenza potrebbe arrivare nell'udienza dell'8 maggio.

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