“Non si può essere presi da disumanità, disumani si è”: la psicologa spiega le frasi di Impagnatiello in aula
Occhi bassi, aspetto trascurato, lacrime e voce rotta. Così Alessandro Impagnatiello si è presentato oggi alla prima udienza del processo che lo vede imputato per l'omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese del figlio Thiago: la 29enne è stata uccisa a coltellate il 27 maggio del 2023 nel salotto dell'appartamento che i due condividevano a Senago, nel Milanese, dopo mesi di tentativi di avvelenarla con topicida e varie sostanze chimiche. "Sono distrutto, chiedo scusa", ha detto alla Corte. Fanpage.it ha chiesto alla psicologa e criminologa Anna Maria Casale di analizzare le sue frasi in aula.
Si tratta di vero pentimento, quello di Impagnatiello oggi?
Assolutamente no. È l'ennesima messinscena di una persona che sta cercando di portare vantaggio a sé stesso. In poche parole, il comportamento di qualcuno che recita.
Ha pianto in aula.
Per provare a sfuggire alla sua sorte è costretto a mostrarsi come non è. Abbiamo imparato a conoscere Impagnatiello come una persona fredda, calcolatrice, con tratti narcisistici. Per mesi ha tentato di avvelenare Giulia e dopo l'omicidio ha cercato di ripulire tutto, ha mandato messaggi al suo cellulare per costruirsi un alibi, si è finto preoccupato davanti ad amici e parenti. Queste lacrime, di conseguenza, sono ancora una volta rivolte a sé stesso, alla sua condizione detentiva e alla sua sorte. Nonché rivolte alla giuria, per cercare di condizionare il giudizio emotivo della Corte.
Ha dichiarato: "Sono stato preso da disumanità, non me lo so spiegare".
Non si può essere presi da disumanità, disumani si è.
Ha parlato di "buio della mente".
Non può essere stato un momento. In questo delitto c'è un prima, un durante e un dopo. Il veleno somministrato per mesi a Giulia e al suo bambino, le ricerche su internet, il carrello per trasportare il corpo senza vita di Giulia, gli oggetti utilizzati per ripulire la scena del crimine.
Occhi bassi, lacrime, aspetto dimesso.
Da bravo narcisista, il copione da recitare è curato nei minimi dettagli.
Cosa si intende per personalità narcisistica, e perché Impagnatiello rientrerebbe in questa categoria?
Si tratta di soggetti che mostrano un'attenzione quasi esclusiva nei confronti di sé stessi. Sono persone con scarsa o nulla empatia, che utilizzano gli altri per i propri scopi. E Impagnatiello ha sicuramente evidenziato questi tratti anche prima dell'omicidio: basta vedere come ha utilizzato Giulia e l'altra donna unicamente per il proprio appagamento, non riuscendo a sostenerne il peso quando tutto è crollato, e come ha eliminato "l'ostacolo" alla sua realizzazione che il nascituro rappresentava. C'è un episodio su tutti che lo dimostra perfettamente.
Cioè?
Anche nel momento della confessione, ha cercato di offrire la miglior immagine di sé agli inquirenti. Ha raccontato che Giulia, nel salotto di casa, aveva iniziato a tagliarsi con un coltello e che lui, quasi salvifico, l'aveva finita "per non farla soffrire".
Impagnatiello voleva eliminare Giulia e il piccolo Thiago. Ma quando lei provava a lasciarlo, esasperata, lui si opponeva fermamente.
È il narcisista che decide quando e come. Il potere è suo, e di nessun altro.
La difesa dovrebbe presto chiedere una perizia psichiatrica su Impagnatiello. Cosa potrebbe emergere?
Sicuramente un importante disturbo di personalità narcisistico.
Potrebbe condizionare la capacità di intendere e di volere?
No, in nessun modo. Non comprometterà la piena colpevolezza di Impagnatiello.
Cosa dobbiamo aspettarci dal suo interrogatorio?
Un'altra recita in cui possa riportare nuovamente a sé l'attenzione, e da cui possa trarre il massimo vantaggio.