“Impagnatiello narcisista, vedeva Giulia Tramontano come una nemica”: cosa dice la perizia psichiatrica
Alessandro Impagnatiello "ha importanti disturbi narcisistici, ossessivi, paranoidei" e "vedeva Giulia Tramontano come una nemica". Il barman che un anno fa ha ucciso la compagna incinta nell'appartamento che i due condividevano a Senago (Milano), avrebbe provato un vero e proprio "orgasmo narcisistico" nel sentirsi "concupito da una donna giovane e bellissima, corteggiata da tutti, che aveva scelto lui" e soprattutto nel mostrarsi "in grado di gestire due donne contemporaneamente, l'una all'insaputa dell'altra".
È quanto si legge nella consulenza di parte disposta su Alessandro Impagnatiello dalle avvocatesse della difesa Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, e depositata a processo. La consulenza potrebbe essere utilizzata per chiedere alla corte popolare, presieduta da Antonella Bertoja, di disporre una perizia psichiatrica sul giovane, che ora rischia l'ergastolo.
Impagnatiello:"Davo del tu a calciatori e veline"
Lo psichiatra Raniero Rossetti, autore della perizia, ha così incontrato più volte il barman in carcere. E sottolineato come proprio l'ambiente del bar abbia segnato una svolta nell'esistenza del 31enne. "Alessandro Impagnatiello riesce a farsi assumere in un noto locale della movida milanese e qui la sua vita cambia", scrive il perito. "Ha grande fiducia nelle sue risorse personali, scarsa considerazione dell'altro, relazioni sociali superficiali e finalizzate solo alla gratificazione personale".
All'Armani Cafè, nel cuore di Montenapoleone, il 31enne sguazza come un "pesce nell'acqua" tra "calciatori, personaggi televisivi e veline" che "gli danno del tu". Il lavoro da barman "in un locale prestigioso e alla moda" del centro di Milano "gonfia il suo ego". E nel frattempo, "con bugie e sotterfugi seriali" tiene "al guinzaglio le due donne".
L'incontro tra Giulia e l'altra donna: "una ferita narcisistica"
Per questo, quando le due donne si incontrano davanti al locale di via Manzoni, per Alessandro Impagnatiello crolla il mondo intero. È una "tremenda ferita narcisistica" che lo ha porta ad avere una "percezione patologica della figura di Giulia Tramontano" come "nemica che aveva minato e poi mandato a pezzi la sua quotidianità", fino a quel momento percepita come trionfale: un lavoro stimolante, che lo fa sentire sotto i riflettori e illuminato dalle luci dello spettacolo, e due donne ai suoi piedi.
"Il maschio onnipotente ridicolizzato da Giulia"
Insomma, in men che non si dica, "da maschio onnipotente che aveva in mano la vita di entrambe si è sentito un maschio fragile in balia delle due donne, e ridicolizzato da Giulia". Sbugiardato e terrorizzato da quell'immagine distrutta che lui stesso ha ricordato durante la scorsa udienza ("Non volevo essere umiliato, tenevo alla mia immagine sul posto di lavoro, alla stima che i colleghi avevano di me", ha dichiarato durante il processo. "Avevo una certa responsabilità con lo staff. A dicembre avrei preso una promozione, era già nero su bianco").
Giulia, improvvisamente, diventa la colpevole di tutto. Il "risentimento" e "l'odio distruttivo" che prova lo direziona verso la fidanzata, percepita "in modo patologico" come la "donna cattiva fonte di tutti i mali". Non la compagna di vita e futura madre di suo figlio, ma colei che aveva definitivamente mandato all'aria quella "quotidianità" pompata dall'attività lavorativa "immaginifica" e dalla relazione clandestina con la collega più giovane. Un bersaglio da punire con 37 coltellate.