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Omicidio di Giulia Tramontano

“Ho visto crollare tutto, volevo buttare via Giulia come una caramella”: la perizia su Impagnatiello

Per i periti nominati dalla Corte d’Assise di Milano Alessandro Impagnatiello era pienamente capace di intendere e di volere quando ha ucciso a coltellate la compagna incinta Giulia Tramontano nel maggio 2023. “Tratti di personalità psicopatici e narcisistici, ma nessun vizio di mente”
A cura di Francesca Del Boca
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La perizia psichiatrica disposta dalla Corte d'Assise su Alessandro Impagnatiello, l'ex barman che il 27 maggio 2023 ha ucciso a coltellate la compagna incinta Giulia Tramontano, parla chiaro. Il 31enne "non è affetto da alcun disturbo di personalità", ma "manifesta solo tratti caratteriali connotati principalmente da narcisismo". Impagnatiello, per lo psichiatra forense Pietro Ciliberti e il medico legale Gabriele Rocca, era quindi pienamente "capace di intendere e di volere" al momento dei fatti. Nessun "vizio di mente", insomma.

È stata esclusa così "la presenza di disturbi di natura psicopatologica" e, seppure siano emersi evidenti "tratti di personalità narcisistici e psicopatici", secondo i periti non possono essere considerati una patologia psicologica "ma  "il modo di essere nel mondo" di Impagnatiello, "cioè la sua specifica struttura di personalità".

L'imputato, infatti, secondo quanto emerso dai colloqui con gli esperti è risultato in grado di ricostruire con lucidità la dinamica dell'omicidio di Giulia, mentre negli anni precedenti aveva saputo costruire intorno a sé una vita stabile fatta di amicizie, affetti familiari e un buon posto di lavoro. Un'esistenza apparentemente "normale" che nasconde una doppia vita, la relazione ufficiale con Giulia e quella con l'amante all'Armani Cafè. E che si spezza dopo la "ferita narcisistica per l'abbandono vissuto come offesa e umiliazione", quando Giulia scopre tutto e affronta di persona l'altra donna, minacciando di chiudere subito la storia tra loro.

Per i periti della Corte, Impagnatiello "Non poteva accettare lo smascheramento, con le conseguenze umilianti e l'intrusione della vittima", contro cui si scaglia con "rabbia". La maschera è la gestione parallela delle due donne, "vanto" della sua vita: la prima per il legame con la famiglia, la solidità, il futuro insieme; la seconda per la forte attrazione fisica e la sua desiderabilità, riconosciuta anche dagli altri colleghi di lavoro.

Una situazione tenuta insieme da tantissime "menzogne", tra cui un test di paternità falsificato per far credere all'amante di non essere il padre biologico del figlio che Giulia stava aspettando, e che sarebbe nato in estate. "Non riuscivo ad accettare di essere scoperto", dirà lui. "Non volevo cadere, deludere, perdere la mia immagine al lavoro. Ero soffocato da questo enorme castello di bugie. Ma non c'è una vera motivazione, non ci sarà mai. Ho visto tutto svanito, ho visto tutto sconfitto". Poi l'omicidio. "Tentai di cancellare tutto… come se far sparire una persona fosse buttare via una caramella, cercavo di eliminare ogni traccia di Giulia".

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