Impagnatiello ha offerto le brioche ai colleghi la mattina dopo aver ucciso Giulia Tramontano: “Mai fatto prima”
"Quella mattina Impagnatiello è arrivato al lavoro trasandato, con la barba incolta, visibilmente provato. Eppure si era preso la premura di portare le brioche calde a tutti i colleghi, non lo faceva mai. Era la prima volta che succedeva".
È il racconto che fa in aula della Corte d'Assise di Milano il collega di Alessandro Impagnatiello, a processo per l'omicidio della compagna incinta Giulia Tramontano, delle prime ore del 28 maggio 2023. Quando il barman 30enne si presenta al bancone dell'Armani Cafè in centro, dove prepara i drink da un paio d'anni, come se niente fosse: qualche ora prima ha ucciso la fidanzata nell'appartamento che la coppia condivideva a Senago, e trascorso la nottata a cercare di bruciarne il cadavere e ripulire la scena del delitto dalle macchie di sangue.
"Quella mattina era più zelante del solito, si è messo anche a parlare di nuovi cocktail", ha spiegato ai giudici il sommelier dell'hotel, per mesi a contatto con il barman di Senago. Un'altra tra le mille bugie del 30enne, che per la prima volta si mostra affabile e amorevole con i colleghi. Tutto allontanare i sospetti che, da lì a poco, sarebbero piovuti su di lui.
Lo stesso pensiero che l'ha spinto a inviare messaggi su messaggi al cellulare della fidanzata ormai morta, fingendo un suo allontanamento volontario. "Baby, dove sei?", scrive infatti in mattinata al cellulare di Giulia Tramontano, che ha in realtà gettato in un tombino in zona Comasina. "Ci stiamo preoccupando tutti. Perché non rispondi?". Porta avanti la recita del compagno in apprensione, fino a quando, pochi giorni dopo, crollerà e confesserà di essersi sbarazzato del corpo gettandolo in un'area dismessa vicino casa.
"Mentiva su tutto, inventava anche problemi familiari per saltare turni o per tornare prima a casa. Rubava soldi e oggetti, lo sapeva chiunque. Anche dei coltelli molto costosi che teniamo in cassaforte, solo lui ne aveva accesso: li ha fatti ritrovare solo dopo pressioni da parte della collega con cui aveva una relazione sul posto di lavoro", sempre la testimonianza del sommelier dell'Armani Cafè durante il processo. "Nascondeva persino di avere già un figlio, davanti alle foto con lui diceva che era il nipote. Quando Giulia è rimasta incinta si è prima confidato con un collega, per poi sostenere che il bambino non fosse suo". E ancora. "Le pazze erano sempre le altre donne, a seconda della persona con cui parlava cambiava versione".