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Omicidio di Giulia Tramontano

Impagnatiello ha cercato di avvelenare Giulia Tramontano anche con l’ammoniaca e il cloroformio

Alessandro Impagnatiello avrebbe cercato di eliminare la compagna anche con il cloroformio, acquistato in incognito con un nome falso a febbraio. Il sospetto delle bevande avvelenate e il messaggio di Giulia alla madre: “L’acqua che abbiamo preso puzza terribilmente di ammoniaca”
A cura di Francesca Del Boca
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"Mi sento drogata", scriveva Giulia Tramontano alla madre, nelle settimane precedenti all‘omicidio. "Ho dormito molto male, mi sento una pezza", un'altra volta. Del resto, Alessandro Impagnatiello cercava almeno da sei mesi di avvelenare la compagna incinta, che ucciderà con 37 coltellate la sera del 27 maggio 2023. E non solo con il veleno per topi, come emerso dall'autopsia e dagli esami tossicologici, ma anche con ammoniaca e cloroformio. 

L'acquisto del cloroformio con un nome falso

Dopo aver tentato con il topicida, le cui somministrazioni andavano avanti almeno dal dicembre del 2022, secondo quanto anticipato da La Repubblica il barman 30enne avrebbe deciso insomma di provarle tutte. A dimostrarlo, l‘acquisto in incognito di un flacone di cloroformio stabilizzato con amilene, un composto chimico tossico e altamente irritante, con una mail creata apposta per l'occasione e un conto PayPal. Da spedire nell'appartamento di Senago, lo stesso in cui Giulia verrà uccisa, a nome (falso) Andrea Valdi: Impagnatiello ritirerà poi il pacco alla Gls di Paderno Dugnano, dal momento che il corriere, a Senago, non troverà nessun Andrea Valdi.  

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I messaggi di Giulia Tramontano: "Mi sento drogata"

Quel flacone di cloroformio, ordinato dal barman 30enne durante il turno di lavoro a febbraio e ora sequestrato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, sarebbe stato utilizzato in almeno un'occasione. E permetterebbe di dare un senso a quei messaggi di Giulia alla madre, in cui lamenta una persistente sensazione di spossatezza, fiacchezza, sonnolenza. Conseguenze non certo imputabili alla sola somministrazione di bromadiolone (veleno per topi), che non prevede effetti collaterali così evidenti. "Mi sento drogata", scrive infatti la 29enne in chat.

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L'ammoniaca nell'acqua potabile

Ma non solo. Proprio attraverso l'analisi delle conversazioni WhatsApp, gli inquirenti stanno formulando un'altra ipotesi. Ovvero che, nei suoi continui tentativi di avvelenamento, Alessandro Impagnatiello utilizzasse anche piccoli quantitativi di ammoniaca, diluiti nelle bevande di Giulia e nell'acqua che beveva. Forse,  però, nelle quantità sbagliate. “L’acqua che abbiamo preso puzza terribilmente di ammoniaca”, è il messaggio, sempre alla famiglia, del 9 dicembre 2022. Il consiglio della madre, da Sant'Antimo, è quello di buttare via l'intera confezione di bottiglie di plastica, e la storia finisce lì. Ma non finisce certo la volontà di Impagnatiello di eliminare la compagna.

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