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Omicidio di Giulia Tramontano

Impagnatiello descriveva Giulia Tramontano come una persona mentalmente instabile per nutrire il suo narcisismo

Alessandro Impagnatiello si dipingeva, agli occhi dell’altra donna con cui aveva una relazione, quasi come una sorta di angelo custode di Giulia Tramontano. Così sperava di ottenere la commiserazione e le attenzioni degli altri.
A cura di Margherita Carlini
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È in corso il processo a carico Alessandro Impagnatiello, per l’omicidio della sua compagna, Giulia Tramontano, al settimo mese di gravidanza. Nel corso dell'ultima udienza è stata ascoltata, come testimone dell’accusa, A. C., la donna con cui Impagnatiello, aveva intrattenuto una relazione parallela. La ragazza, la sera del 27 maggio scorso, era stata la prima a preoccuparsi per Giulia, perché spaventata dalle condotte dell’uomo. In sede di udienza, grazie alle sue parole, è stato possibile ricostruire la personalità ed il funzionamento di Impagnatiello.

A.C., il pomeriggio del 27 maggio, aveva incontrato Giulia, dopo averla contattata per raccontarle la verità. In aula la donna ripercorre i passaggi della sua relazione con l’uomo, fino ad arrivare alla notte dell’omicidio ed alla decisione di recarsi dai Carabinieri, allarmata dalla scomparsa di Giulia.

La donna ha riferito di aver conosciuto Impagnatiello nel 2022 e che la loro frequentazione è iniziata poco dopo. Lei era a conoscenza del fatto che l'uomo avesse una compagna, ma era stata rassicurata in tal senso perché Alessandro le aveva parlato di una relazione ormai giunta al termine. "Da dicembre mi aveva spiegato che non vivevano più insieme perché si erano lasciati", riferisce A.C., introducendo quello che sarà un complesso quadro di mistificazioni e manipolazioni della realtà che Impagnatiello le ha proposto nel periodo di relazione.

Quando A.C. si rende conto che Giulia è ancora nella vita di Alessandro, tanto che i due trascorrono insieme un periodo di vacanza ad Ibiza, Impagnatiello inizia a tratteggiare un'immagine di Giulia, come di una persona mentalmente instabile ed in difficoltà e "lui la voleva aiutare standole vicino". Arrivando a sostenere che il bambino che Giulia aspettava non fosse suo, tanto da falsificare un test del DNA a sostegno di questa sua bugia. "Mi aveva detto che lei era rimasta incinta ed era da sola e aveva minacciato di farsi del male […] Giulia era autolesionista e bipolare".

Grazie alle parole di A.C. è possibile comprendere il funzionamento manipolatorio di Impagnatiello, quello di un uomo che utilizza la menzogna e la manipolazione per ottenere quello che desidera. Le persone come Impagnatiello hanno un gran bisogno di ammirazione da parte degli altri, hanno bisogno di continue rassicurazioni, per questo mistificano la realtà per poter fornire un’immagine di sé sempre positiva.

Nel giustificare la sua presenza accanto a Giulia infatti, Impagnatiello si dipinge, agli occhi di A.C., quasi come una sorta di angelo custode della sua ex. Un uomo che avrebbe scelto di starle accanto, nonostante la fine della relazione ed il fatto che lei fosse incinta di un altro uomo, per sostenerla in un momento di grande difficoltà e per salvarla da se stessa ("Giulia era mentalmente instabile ed aveva minacciato di volersi uccidere").

Un altro tratto che emerge di Impagnatiello, tipico di soggetti manipolatori, è la tendenza a svalutare gli altri. Questo meccanismo serve, da un lato, per far sentire gli altri maggiormente vulnerabili, in difetto, in colpa e quindi inevitabilmente dipendenti e, dall’altro, in maniera strumentale, per renderli meno credibili. Nel caso specifico, Impagnatiello fa di tutto per fornire ad A.C. un’immagine di Giulia come quella di una donna mentalmente instabile, nella convinzione che, se le donne avessero mai dovuto confrontarsi, A.C. non avrebbe creduto alle parole di Giulia, avvalorando quindi le versioni dell’uomo.

Dipingersi a sua volta vittima di una situazione (è lui che si sacrifica per il bene di Giulia) serve per ottenere la commiserazione e le attenzioni degli altri. Molto spesso le persone di questo tipo appaiono, nei contesti esterni, come persone amabili, gentili, disponibili ed anche seduttive, è nelle relazioni di intimità che possono diventare violente, per rivendicare il proprio potere. Il soggetto manipolatore infatti è caratterizzato da un senso di sé grandioso che lo porta a ritenere che il proprio punto di vista sia l'unico possibile, mostrandosi incapace di tollerare un’autonomia di pensiero ed un tentativo di emancipazione da parte del partner.

La totale assenza di empatia gli consente di non prendere in considerazione quelle che potrebbero essere le conseguenze dei suoi comportamenti, soprattutto dal punto di vista emotivo, sugli altri. La priorità è data dalla possibilità di raggiungere gli obiettivi che si è preposto, attraverso, come abbiamo detto, la mistificazione, la manipolazione ed il controllo. Questo quadro complesso ed articolato, non deve però essere confuso con un vizio di mente che potrebbe aver ridotto in Impagnatiello le capacità di comprendere le conseguenze delle proprie azioni. Con i suoi agiti, l’uomo si è dimostrato al contrario, lucido e determinato nel perseguimento del suo piano: quello di eliminare la sua compagna e suo figlio, che ormai lui percepiva come un ostacolo.

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Sono Psicologa Clinica, Psicoterapeuta e Criminologa Forense. Esperta di Psicologia Giuridica, Investigativa e Criminale. Esperta in violenza di genere, valutazione del rischio di recidiva e di escalation dei comportamenti maltrattanti e persecutori e di strutturazione di piani di protezione. Formatrice a livello nazionale.
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