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Omicidio di Giulia Tramontano

Impagnatiello cercava come avvelenare Giulia Tramontano anche mentre la aspettava in aeroporto

Da dicembre a maggio Alessandro Impagnatiello ha continuamente cercato su Internet come eliminare la propria fidanzata con veleno, cloroformio o altre sostanze tossiche. Le ricerche anche mentre la aspettava in aeroporto, al ritorno da Napoli: era andata a trovare i genitori.
A cura di Francesca Del Boca
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È il 5 febbraio 2023. Alessandro Impagnatiello, 30 anni, si trova nell'area arrivi di un aeroporto di Milano. Qui attende il ritorno della fidanzata Giulia Tramontano: è incinta da pochi mesi, ed è appena andata a trovare la famiglia a Napoli.

Non sa che il compagno, proprio mentre la aspetta per riportarla nell'appartamento che i due condividono a Senago (Milano), sta in realtà cercando un modo per toglierla di mezzo, con veleno o altre sostanze tossiche ("ammoniaca feto", "veleno per topi" e "quanto veleno per topi necessario per uccidere una persona", riportano le sue forsennate ricerche su Google). Ci riuscirà solo mesi dopo, la sera del 27 maggio, e senza veleno: a uccidere Giulia e Thiago, il feto di 7 mesi che porta in grembo, saranno ben 37 coltellate.

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Impagnatiello ha cercato per mesi di avvelenare Giulia Tramontano

E non solo durante l'attesa in aeroporto. È da mesi che il barman 30enne, in realtà, progetta l'omicidio della fidanzata. Tra dicembre e maggio infatti, secondo quanto emerso dalle indagini, il giovane interroga più e più volte i motori di ricerca. La questione è sempre la stessa: "Come avvelenare una donna incinta", "avvelenare feto", "veleno per topi uccide una persona".

Un tentativo messo in atto più volte. Nel fegato di Giulia, durante l'autopsia, vengono rinvenute quantità di bromadiolone, ossia veleno per topi. Lo stesso topicida ritrovato in bustine a casa di Impagnatiello, nascosto nell'armadietto della cucina. La 29enne uccisa dal fidanzato, inoltre, durante il periodo invernale lamenta più volte mal di pancia, dolori, malesseri.

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Il tentativo di ucciderla anche con l'ammoniaca e il cloroformio

Dopo l'assunzione di una bevanda calda scrive infatti a un'amica: "Sto male, mi sento drogata". In un caso, chatta con la madre su WhatsApp: "L'acqua che abbiamo comprato puzza terribilmente di ammoniaca", e butta, su consiglio dei genitori, l'intera confezione di bottiglie di plastica. C'è anche il cloroformio, che Alessandro Impagnatiello, sotto il nome falso di Andrea Valdi, ha appena acquistato via internet: sarà lui stesso a ritirare la spedizione in un deposito Gls a Senago il 6 marzo, dopo averne addirittura sollecitato l'invio il 19 febbraio.

L'accusa di omicidio premeditato

L'accusa di omicidio premeditato insomma, inizialmente esclusa dal gip durante il fermo, adesso pesa come un macigno sulla sorte processuale di Alessandro Impagnatiello. Il quale, dal canto suo, ha fin dai primi momenti della sua confessione sostenuto di aver agito d'impulso, sull'onda dell'emotività: Giulia, quel giorno, aveva incontrato la collega di lavoro con cui il barman intratteneva da tempo una vera e propria relazione parallela, e insieme a lei aveva smascherato il castello di bugie che il ragazzo, pur di mandare avanti entrambe le storie, aveva costruito negli ultimi mesi. "Ero stressato da quella situazione", dirà agli inquirenti.

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