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“Imbrattato un bene pubblico”: multate le attiviste per i nomi sul muro delle vittime di femminicidi

Due attiviste dell’associazione Non una di meno – Mantova sono state multate per alcune scritte e cartelli su un muro in cui sono riportati i nomi delle vittime di femminicidi.
A cura di Ilaria Quattrone
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Fonte: pagina Facebook Non una di meno
Fonte: pagina Facebook Non una di meno

Una multa da mille euro: è quanto dovranno pagare le attiviste dell'associazione "Non una di meno" di Mantova per alcuni cartelli sul muro del sottopasso di Porta Mulina. Su quella parete, conosciuta come "Il Muro dei femminicidi", erano riportati i nomi delle vittime di donne e della comunità Lgbtquia+ uccise da un uomo.

La multa della Polizia locale

Quei cartelli erano stati affissi il 10 agosto scorso: a un certo punto sono arrivati gli agenti della Polizia locale che, seguono il Regolamento di polizia urbana, hanno accusato due attiviste di "affissione di manifesti non autorizzati, imbrattamento e danneggiamento di beni pubblici". La violazione però – così come scritto sul verbale – non è stata contestata subito "per necessità di attività istruttorie ulteriori".

Il muro (Fonte: pagina Facebook Non una di meno)
Il muro (Fonte: pagina Facebook Non una di meno)

Le multe

La scorsa settimana hanno ricevuto le sanzioni di cinquecento euro a testa che le due – come espressamente precisato dalle stesse – non sono disposte a pagare: "Non pagheremo le multe e invitiamo tutte le realtà e i/le singole a sostenere le nostre posizioni e a chiedere una revisione del Regolamento di polizia urbana, che riteniamo fortemente repressivo e limitante della libera espressione individuale e collettiva".

Sul verbale, raccontano ancora dall'Associazione ci sarebbe la dicitura "cosiddetti femminicidi", parole che ha allarmato le attiviste.

Il verbale (Fonte: pagina Facebook Non una di meno)
Il verbale (Fonte: pagina Facebook Non una di meno)

"Ci preoccupa sapere che questo linguaggio viene utilizzato dalle istituzioni e dalle forze dell'ordine perché significa che i loro rappresentanti non sono abbastanza formati o peggio ignorano del tutto che la violenza di genere esiste e che necessita di un intervento specifico anche nei momenti che precedono il femminicidio, dallo stalking alle violenze domestiche".

"Non vogliamo più subire la nostra città, vogliamo viverla e attraversarla, vogliamo che sia progettata e pensata per tutti e tutte. Vogliamo che parli. E quel muro parla. Parla per tutte quelle donne e soggetti Lgbtqia+ che sono state messe a tacere", continuano.

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