Ilaria Salis detenuta in carcere in Ungheria da un anno: “Per favore non abbandonatemi”
"Per favore non abbandonatemi". È ancora in carcere a Budapest in Ungheria Ilaria Salis, l'italiana in cella dal 7 febbraio del 2023 con l’accusa di lesioni potenzialmente letali nei confronti di alcuni manifestanti di estrema destra durante un corteo neonazista.
Dopo un anno di detenzione chiede di non essere abbandonata: solo negli ultimi mesi infatti le istituzioni italiane si stanno attivando per chiedere che le vengano riconosciuti i giusti diritti in carcere. Ilaria Salis, che in Italia lavorava come insegnante a Monza, infatti ha lamentato di vivere in condizioni, soprattutto igieniche, complicate.
Ora i suoi avvocati stanno chiedendo che possa scontare la misura cautelare ai domiciliari. I genitori dell'italiana infatti stanno cercando una casa adatta a Budapest. Tutto in attesa che finisca il processo in cui le è stato già proposto un patteggiamento che prevede undici anni ci carcere. Tutto ancora è da decidere, adesso si spera che i giudici le concedano i domiciliari così da farla uscire dal carcere.
Ilaria Salis: "Per 11 mesi mi hanno parlato solo in ungherese"
Nella giornata di ieri martedì 20 febbraio Ilaria Salis è riuscita a parlare con il deputato del Partito Democratico Paolo Ciani. L'insegnante ha raccontato che "per 11 mesi mi hanno parlato solo in ungherese. E io non capivo nulla. Non conoscevo le regole. Quando qualcuno entrava in cella e mi diceva qualcosa non sapevo come interpretarlo". Poi però ha ringraziato il deputato spiegando che le sembra che la situazione sia migliorata. Ilaria Salis spera di tornare a casa, ma in questo momento sa che il primo passo per poter uscire dal carcere è quello di ottenere i domiciliari in Ungheria. Poi al deputato ha detto: "Mi raccomando, onorevole, rimaniamo in contatto".
Perché Ilaria Salis è detenuta in Ungheria
Ilaria Salis si sta difendendo dall'accusa di aver preso parte a un'aggressione. Gli investigatori ungheresi affermano che vi siano alcuni video che mostrerebbero alcune persone che con il volto coperto (quindi irriconoscibili) colpirebbero le due vittime con alcuni manganelli, che hanno riportato ferite lievi. L'insegnante di Monza non è riconoscibile e non è stata arrestata in flagranza di reato: Salis è stata fermata mentre si trovava su un taxi insieme a due attivisti tedeschi.
Come lei, anche l'altro italiano Gabriele Marchesi è stato accusato di aver preso parte al ferimento dei due neonazisti. Nel suo caso però era riuscito a tornare in Italia: l'Ungheria ne aveva chiesto il mandato d'arresto europeo ma il Tribunale di Milano non ha permesso il trasferimento dall'Italia all'Ungheria per Marchesi. A chiedere alla Corte d'Appello di Milano che l'indagato resti in Italia è stato il procuratore che si sta occupando del caso Cuno Tarfusser: "Ho motivato questa mia richiesta sulla evidente sproporzione tra il fatto che è accusato di avere commesso e la sanzione che gli verrebbe inflitta in caso di condanna".