Ilaria Salis detenuta a Budapest, l’Ungheria non risponde ai giudici italiani sulle condizioni delle carceri
L'Ungheria non ha ancora risposto ai quesiti della Corte d'Appello di Milano sulle condizioni delle carceri. Entro l'11 gennaio le autorità di Budapest avrebbero dovuto chiarire i dubbi dei giudici italiani che devono decidere se estradare o meno Gabriele Marchesi, il 23enne co-imputato con Ilaria Salis nel processo che si aprirà il 29 gennaio sull'aggressione di due neonazisti. Il motivo è che ci sono state le vacanze di Natale nel frattempo e che quindi non c'è stato tempo a sufficienza.
Le accuse nei confronti di Ilaria Salis e Gabriele Marchesi
Era stata Ilaria Salis, la maestra 39enne attivista anti-fascista a denunciare le condizioni delle carceri ungheresi. Lei è chiusa in una cella di alta sicurezza dall'11 febbraio 2023 ed è costretta a vivere in condizioni degradanti, tra topi, cimici e cibo scarso. Quel giorno a Budapest si celebrava l'Honor Day e si stavano tenendo manifestazioni in onore delle SS morte nel 1945.
Salis e Marchesi sono accusati di aver fatto preso parte all'assalto contro due uomini causandogli lesioni ritenute guaribili in 5 e 8 giorni. Per loro, e per un ragazzo tedesco, i magistrati ungheresi hanno formulato un'imputazione assimilabile al tentato omicidio e all'associazione a delinquere.
Rimandata la decisione della Corte d'Appello sull'estradizione
La Corte d'Appello avrebbe dovuto riunirsi in questi giorni per stabilire se dare seguito al mandato di cattura europeo e consegnare Marchesi al carcere ungherese. Tuttavia, a causa dei ritardi di Budapest, è probabile che la decisione slitti alle prossime settimane.
Il procuratore generale Cuno Tarfusser si è già dichiarato contrario all'estradizione di Marchesi. I motivi principali sono due: le condizioni detentive in Ungheria non consone al diritto europeo e la sproporzione tra l'atto di cui è accusato e la pena richiesta (16 anni).