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Il vicino di casa di Alessia Pifferi è indagato per favoreggiamento della prostituzione

C’è un nuovo indagato nella vicenda processuale che vede al centro Alessia Pifferi, la 38enne di Ponte Lambro che nel luglio scorso abbandonò per una settimana la figlia Diana a casa facendola morire di stenti: è il vicino di casa, che in cambio di favori sessuali gratis le avrebbe procurato clienti paganti.
A cura di Francesca Del Boca
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Alessia Pifferi
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C'è un nuovo indagato nella vicenda processuale che vede al centro Alessia Pifferi, la 38enne di Ponte Lambro che nel luglio scorso abbandonò per una settimana la figlia Diana a casa, facendola morire di stenti: è il vicino di casa Massimiliano Superchi, oggi convocato dalla procura di Milano a testimoniare nel processo a carico della donna accusata di omicidio volontario pluriaggravato. L'accusa per lui, che si è avvalso della facoltà di non rispondere, è quella di favoreggiamento della prostituzione.

Le chat di Alessia Pifferi

L'uomo, che abitava al piano di sotto, sarebbe indagato per via dei contenuti emersi dall'analisi delle chat di Alessia Pifferi. Tra i due, secondo questi scambi di messaggi, non ci sarebbe stato un vero e proprio passaggio di denaro, ma favori di diverso genere: lui avrebbe chiesto infatti prestazioni sessuali gratis per sé, procacciandole in cambio uomini che la pagassero per avere rapporti.

Per i pm di Milano Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro sarebbe l'ennesima dimostrazione dello "stile di vita" (come lo ha chiamato alla scorsa udienza il dirigente della squadra mobile di Milano, Marco Calì) della 38enne e delle condizioni in cui faceva vivere la figlia di 18 mesi. Per la difesa della 37enne, avvocato Alessia Pontenani, la riprova invece del profondo stato di disagio economico e sociale in cui la donna avrebbe versato.

"Un tenore di vita al di sopra delle sue possibilità"

Una nuova rivelazione, questa che emerge dal lavoro degli investigatori, che può finalmente dare risposta a tanti interrogativi. Il primo, quello che in tanti si domandavano fin dai primi istanti: come poteva la 38enne, residente nell‘estrema periferia milanese e ufficialmente disoccupata, permettersi uno stile di vita che comprendesse anche auto private a noleggio da 300 euro a tratta, viaggi in limousine e decine di abiti da sera? "Alessia Pifferi conduceva un tenore di vita al di sopra delle sue possibilità", erano state le parole del dirigente Calì in aula. "Tutte spese per pagarsi le sue serate romantiche, mentre è emersa una gestione molto superficiale della bambina".

In casa, infatti, chi trova il cadavere di Diana racconta di essersi trovato davanti a una stanza spoglia, vuota. Il frigorifero quasi vuoto, i pannolini sporchi abbandonati in giro. Diana, 18 mesi, è restata immobile sul seggiolone per sei giorni, murata dentro un appartamento bollente. Nello stomaco sono stati ritrovati brandelli del suo pannolino, probabilmente ingeriti in preda ai morsi della fame.

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