Il trapper Jordan Jeffrey Baby è stato trovato morto in carcere: aveva una corda intorno al collo
Sulla base di quanto appreso da Fanpage.it, il trapper Jordan Jeffrey Baby (nome d'arte di Jordan Tinti) è stato trovato morto nel carcere di Pavia: il suo cadavere sarebbe stato rinvenuto con una corda attorno al collo. Il ragazzo era stato condannato – insieme a un altro ragazzo – perché accusato di rapina nei confronti di un uomo di 42 anni, un operaio originario della Nigeria.
Gli era stata concessa la misura dell'affidamento terapeutico
L'episodio, che era aggravato da insulti razzisti, era stato filmato e il video era stato pubblicato su YouTube. Ad aprile 2023 era stato condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione. A fine novembre aveva ottenuto la misura dell'affidamento terapeutico: era stato quindi trasferito in una comunità. Poco tempo fa è stata sospesa la misura: "Nella sua stanza sarebbero stati trovati un cellulare e delle sigarette, che però non è certo fossero di sua proprietà", come spiegato dall'avvocato Federico Edoardo Pisani.
Era stato trasferito nello stesso carcere in cui aveva denunciato di aver subito maltrattamenti
La struttura ha quindi segnalato il ritrovamento di questi oggetti al magistrato di sorveglianza. Di conseguenza il giudice ha sospeso la misura alternativa e disposto il trasferimento in carcere che è avvenuto una decina di giorni fa. Il ragazzo è stato quindi portato nell'istituto penitenziario di Pavia, lo stesso in cui aveva denunciato di essere stato vittima di fatti orribili e dove aveva già tentato il suicidio e gesti autolesionistici: "È stato violentato e maltrattato. Ci sono due procedimenti in Tribunale a Pavia. In uno siamo costituiti parte civile. Nell'altro ci siamo opposti alla richiesta di archiviazione", ha chiarito il legale.
Il Sindacato polizia penitenziaria: "Silenzio assordante dell’Amministrazione Penitenziaria"
"Il suicidio del rapper Jordan Tinti a un giorno dai ‘festeggiamenti' dell'anniversario della Fondazione del Corpo di Polizia Penitenziaria ci riporta alla triste realtà quotidiana dei suicidi nei primi 70 giorni dell’anno arrivati a 22 e alle altre emergenze delle nostre carceri". Lo scrive in una nota Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato polizia penitenziaria (Spp): "Proprio in occasione dell’anniversario del Corpo il Ministro Nordio ha tentato di recuperare la sua precedente uscita, che ha provocato polemiche, quando definì i suicidi ‘questione irrisolvibile' e ‘malattia da accertare'. Questa volta ha voluto ricordare l’impegno del personale che in silenzio continua a salvare vite umane intervenendo in tempo per evitare suicidi".
Il dato che riguarda i suicidi nei penitenziari "continua a provocare rabbia e indignazione ma dovrebbe anche e soprattutto produrre uno scatto di azioni da parte dell’Amministrazione Penitenziaria", sostiene Di Giacomo: "Si è già dimenticato che lo scorso anno sono stati 69 e nel 2022 84 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario italiano. Da parte dell’Amministrazione Penitenziaria si risponde con il silenzio assordante tentando di minimizzare qualsiasi emergenza presente. Continuiamo ad ascoltare solo impegni politici e dichiarazioni di esponenti di Governo senza passare dalle parole ai fatti. Si ascoltino le proposte del sindacato di polizia penitenziaria che quotidianamente si misura con l’emergenza suicidi e si metta mano alla manovra di bilancio rimediando al taglio di spesa imposto all’Amministrazione Penitenziaria e al personale come primo segnale concreto di volontà di affrontare le numerose emergenze del carcere”.