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Il sindaco mantiene tre fratellini orfani di femminicidio: “Se non lo facessi io sarebbero invisibili”

Era la sera dell’8 maggio del 2020 quando Zsuzsanna Mailat fu uccisa a coltellate dal marito Gianluca Lupi, 41 anni, davanti ai figli. Subito dopo la tragedia i tre figli sono stati presi in carico dal sindaco di Milzano: “Nessuno mi ha aiutato economicamente: è necessaria una legge nazionale”.
A cura di Giorgia Venturini
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Zsuzsanna Mailat aveva 39 anni
Zsuzsanna Mailat aveva 39 anni

In paese la conoscevano tutti come Susy, ma il suo nome era Zsuzsanna Mailat. Viveva a Milzano, piccolo comune di 1.800 abitanti della provincia di Brescia, con i suoi tre figli di 3, 8 e 15 anni. Era la sera dell'8 maggio del 2020 quando fu uccisa a coltellate dal marito Gianluca Lupi, 41 anni, davanti agli occhi della figlia maggiore.

Il sindaco di Milzano Massimo Giustiziero
Il sindaco di Milzano Massimo Giustiziero

Susy è stata uccisa al termine di una lite. Pochi giorni dopo la coppia si sarebbe dovuta presentare davanti agli avvocati per portare avanti le pratiche della separazione.

Il primo ad ascoltare le grida di aiuto della donna quella sera era stato il sindaco Massimo Giustiziero. Da allora il Comune di fa carico delle spese dei tre bambini. "A parte qualche raccolta fondi nei giorni successivi, nessun politico o istituzione si è fatta avanti per aiutarci", racconta tutto a Fanpage.it il sindaco di Milzano.

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Lei è intervenuto personalmente la sera dell'omicidio. Cosa è successo?

Erano le 20.35, stavo tornando a casa. Entrando nel mio cancello ho sentito delle grida provenire dalla casa della coppia, che abita a circa 50 metri dalla mia. Con il passare dei secondi le grida si sono fatte sempre più forti. Sono corso lì e ho suonato il campanello. Pochi secondi dopo è uscito il marito e mi ha detto che aveva ucciso la moglie.

Per tre secondi sono stato in silenzio perché l'impatto è stato devastante. Non ti aspetti una cosa simile. Mi sono però subito ripreso perché ho capito che la situazione era molto pericolosa: all'interno della casa infatti c'erano ancora i tre figli, tutti minorenni.

Ho chiamato subito i soccorsi e i carabinieri. Nel frattempo lui è rientrato in casa con i bambini. La figlia più grande è stata testimone di tutto quanto e iniziava a gridare contro il padre. Ho insistito perché permettesse ai piccoli di uscire. Così è stato.

Lui si è seduto a fumare una sigaretta su una panchina in attesa che arrivassero i carabinieri. Io ero fuori al cancello a parlare con lui. Lupi continuava a ripetermi di non abbandonare i suoi figli, me lo ha fatto promettere. Io cercavo di mantenerlo calmo. Poi sono arrivati i militari e i sanitari.

In 20 minuti (il tempo che c'è voluto per l'arrivo dei soccorsi) ha tenuto sangue freddo. Come ha fatto?

Dovevo fare qualcosa. Non sapevo come lui avrebbe reagito nei confronti dei figli: la figlia più grande continuava a gridare contro il padre. Ho subito allontanato l'uomo e ho cercato di mantenerlo calmo fino all'arrivo dei carabinieri.

Il marito si è mai pentito?

Sì. Nei giorni successivi mi ha scritto una lettera in cui diceva che quando sarebbe andato nell'altro mondo, sarebbe andato a trovare la moglie e a chiederle scusa. Il problema principale sono stati i tre bambini che in un attimo si sono trovati senza la madre e senza il padre.

Subito dopo l'omicidio, i figli a chi sono stati affidati?

I bambini sono andati a casa della sorella paterna, ma già noi del comune non abbiamo mai fatto mancare nulla a loro. Abbiamo fatto una raccolta straordinaria in cui il paese ha risposto benissimo. Fin da subito sono intervenuti i servizi sociali.

Pochi giorni dopo i bambini sono usciti dalla casa della zia, che non poteva tenerli per delle sue condizioni personali, e sono stati affidati a tre comunità. Stanno bene. Ora la più grande vive con la zia materna, non voleva stare in casa famiglia. Gli incontri tra fratelli avvengono sempre in modo protetto.

Dal punto di vista legale e burocratico già il giorno dopo cosa ha dovuto affrontare?

Quando abbiamo messo subito i piccoli in comunità il Comune ha coperto tutte le spese. Abbiamo aperto un fondo anche nei mesi successivi l'omicidio ma non è servito a molto. Spenti i riflettori mediatici sul caso, sono rimasto da solo a gestire tutto. Senza nessun tipo di aiuto economico dallo Stato.

Anche questo è il dramma: politici e personaggi dello spettacolo parlano tanto di violenza sulle donne e orfani di femminicidio però poi ti accorgi che nella realtà si è soli ad affrontare tutto questo.

Quanto spende un piccolo comune come il suo, di neanche 2mila abitanti, per il mantenimento di questi bambini?

In media per ognuno di loro per le comunità sono 2mila euro al mese. Nel bilancio comunale ho dovuto subito inserire una spesa annua di 60mila euro. E per un Comune come il nostro è un'enormità. E queste spese le devo affrontare fino a quando i bambini non avranno 18 anni. Le spese poi sono diminuite perché la maggiore delle sorelle è andata a vivere con la zia materna.

Poi ci sono tutte le altre spese, dal dentista allo psicologo. Queste spese riusciamo ad affrontarle avviando progetti, se no anche tutti questi costi ricadrebbero sul bilancio comunale.

Quello che non riesco a capire è perché la Regione o l'Ente centrale non sostengano le spese. Anche perché i Comuni sotto i 3mila abitanti non possono supportare spese simili con un bilancio così piccolo. All'anno c'è un piccolo rimborso da parte di Regione Lombardia ma è una piccola parte.

Mi sono dovuto costituire parte civile nella causa, ma anche se il Comune avesse diritto a un risarcimento l'imputato non sarebbe in grado di pagare.

Sarebbe doveroso fare una legge in cui in casi simili intervenga il governo. Il Comune poi una piccola parte può pagarla, ma 60mila del bilancio sono tanti. Se non si ha una situazione economica sana, si rischia di non pagare gli stipendi dei dipendenti e il Comune andrebbe in fallimento.

Se non ci fosse lei quindi nessuno si occuperebbe di questi bambini?

Sì. Nessuno soprattutto nei mesi successivi la tragedia è intervenuto per aiutare (anche) economicamente i bambini.

Eppure lei è andato di persona a chiedere aiuto in Regione…

Ho parlato con assessori e consiglieri. Da due anni sto cercando di far capire loro che occorre una legge ad hoc. Ma al momento nessuno si è mai attivato per aiutare il mio Comune. Speriamo che qualcuno ascolti il mio grido d'aiuto.

Ogni settimana purtroppo assistiamo a un femminicidio in Italia. Dobbiamo fare qualcosa di concreto per i figli che da un giorno con l'altro restano senza genitori.

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