Il segretario della Comunità del Garda agli agricoltori: “Invece di svuotare il lago, sprecate meno acqua”
Di acqua, nel fiume Po, ne scorre pochissima e gli agricoltori che ne fanno affidamento per irrigare i loro campi sono disperati. Tra le soluzioni ipotizzate per far fronte alla peggiore siccità e degli ultimi 70 anni e per cercare di salvare almeno parte dei raccolti, c'è quella di chiedere altra acqua dal lago di Garda.
Una proposta che ha trovato subito una ferma opposizione da parte di chi quella risorsa naturale cerca di difenderla da oltre un secolo. A Fanpage.it Pierlucio Ceresa, segretario generale della Comunità del Garda, accusa gli agricoltori del nord Italia di essere rimasti indietro con i sistemi di irrigazione e per il tipo di colture che continuano a piantare. Tuttavia, Ceresa ammette che la situazione è così grave che "di soluzioni alternative, non ce ne sono".
Quindi accetterete le richieste delle associazioni degli agricoltori?
Dovremo discuterne e cercare un compromesso. Venerdì 8 luglio ci sarà un incontro con varie autorità e con Aipo, l'Agenzia interregionale per il Po. Dal lago di Garda escono già 70 metri cubi di acqua al secondo, di cui 10 finiscono in quel fiume. Una quantità che per loro è assolutamente inutile e che per noi non fa altro che aggravare la situazione del Garda.
Come sta vivendo la siccità il lago più grande d'Italia?
Il Garda sta già dando mezzo metro di acqua. Il che equivale a circa 200 milioni di metri cubi. Oggi il livello è a +72 centimetri, ma se lo facciamo abbassare ancora rischia di andare in grande difficoltà.
Come Comunità del Garda, è ovvio che voi dovete difendere gli interessi di chi vive quelle zone.
Il nostro principale obiettivo è tutelare tutto il sistema che ruota attorno al lago, quindi anche i fiumi Sarca e Mincio, oltre che ai laghi mantovani. Siamo un ente interregionale nato quando ancora le Regioni nemmeno esistevano, più di 100 anni fa. Non si pensa mai al fatto che questo lago qua costituisce da solo il 40 per cento dell'acqua dolce italiana. Dobbiamo difendere gli interessi di tutti, perché si può fare a meno di qualsiasi cosa ma senza acqua non c'è vita.
Quando è iniziata ad aggravarsi la situazione?
Il lago si è auto-regolamentato per millenni. Poi a un certo punto si è deciso di trasformarlo in un bacino artificiale costruendo 60 anni fa una diga dopo Peschiera. In questo modo tengono sotto controllo tutte le uscite, decidendo quanto e dove far scorrere l'acqua. Senza contare che non si è mai pensato a installare dei bacini di accumulo seri per l'acqua piovana.
E non può essere considerato un bene?
Non basta indirizzare l'acqua dove si vuole, bisogna anche gestirla bene. Ad esempio, gli agricoltori che la sfruttano usano ancora dei sistemi di irrigazione dei campi a scorrimento. Una tecnica antiquata, che provoca sprechi enormi. Quasi nessuno è al passo con la tecnologia. Anche un semplice sistema a goccia farebbe risparmiare tantissimo. Senza considerare che continuano a far crescere coltivazioni idrovore (che richiedono tanta acqua, ndr) come mais e riso.
Quali rischi corre il lago?
Innanzitutto quello ambientale. Non si può pensare di violentare un paesaggio e un patrimonio come questo a causa di un uso smodato della sua acqua. Poi quello turistico. Abbassando il livello, può perdere attrattiva. Quello che non si dice mai è che le presenze turistiche che fa il Garda sono maggiori a quelle che fanno Sicilia e Sardegna messe insieme.
Come si è arrivati a questa situazione, secondo voi?
È sempre mancata una visione chiara del futuro. Il nostro ruolo deve essere quello di pensare a come sarà il lago da qui a dieci, venti o trent'anni. Per questo motivo dobbiamo porci dei limiti seri. Non solo per il deflusso dell'acqua, ma anche del turismo per esempio.
È bello vedere il segno "+" vicino ai numeri delle entrate dei negozi e degli alberghi, ma chi ci guadagna sono quasi solo i commercianti. Tutto il sistema viene danneggiato sempre di più. Un po' come succede a Venezia.