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Il ritrovamento del Memoriale di Aldo Moro in via Monte Nevoso a Milano

Fu ritrovato in un appartamento di Milano il Memoriale Moro: un insieme di lettere, documenti e testi scritti dall’ex presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro durante i 55 giorni di sequestro ad opera delle Brigate Rosse. Era situato in via Monte Nevoso 8 infatti uno dei principali covi dei brigatisti italiani.
A cura di Francesca Del Boca
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Aldo Moro durante i 55 giorni di prigionia, dopo il rapimento da parte delle Brigate Rosse. A lato il covo brigatista di via Monte Nevoso a Milano
Aldo Moro durante i 55 giorni di prigionia, dopo il rapimento da parte delle Brigate Rosse. A lato il covo brigatista di via Monte Nevoso a Milano

Un bel palazzo in stile primo Novecento, nel mezzo di una tranquilla via residenziale del quartiere di Lambrate a Milano. Si trova in via Monte Nevoso 8 lo stabile che, dietro l'elegante facciata, nasconde uno degli ex covi più celebri del terrorismo rosso. Fu proprio tra le sue stanze, infatti, che venne ritrovato il cosiddetto Memoriale Moro: un insieme di lettere, documenti, trascrizioni di registrazioni e testi scritti dall'ex presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, sequestrato il 16 marzo del 1978 da un commando delle Brigate Rosse in via Fani a Roma e ritrovato morto dentro il bagagliaio di un'auto in via Caetani il 9 maggio dello stesso anno. Non si tratta però degli originali (mai trovati), bensì di fotocopie e trascrizioni ad opera dei carcerieri di Aldo Moro, tenuto prigioniero per 55 giorni e poi freddato dopo un processo sommario. Un preziosissimo documento storico venuto a galla nel tempo: una parte nel 1978, grazie agli uomini del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, e una parte nel 1990, durante dei lavori di ristrutturazione dell'appartamento, per mano di un muratore inconsapevole.

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Cosa conteneva il memoriale di Aldo Moro

Durante i 55 lunghi giorni di prigionia, Aldo Moro scrisse di proprio pugno una sorta di verbale su alcuni fogli a quadretti: le pagine ritrovate sono quelle dattiloscritte o fotocopiate dalle Brigate Rosse, entrambe derivanti dalle registrazioni e dagli interrogatori a cui il politico della Dc veniva sottoposto. Nel 1978 vennero ritrovate 49 pagine del Memoriale, nel 1990 addirittura 229 (insieme a un mitra di fabbricazione sovietica avvolto dentro una carta di giornale, munizioni e sessanta milioni di vecchie lire ormai fuoricorso, riscatto del sequestro Costa). Il memoriale è sempre redatto in prima persona, con Moro come narratore, ed ebbe ben quattro stesure tra lettere mai recapitate, pensieri, riflessioni, trascrizioni delle risposte date durante gli interrogatori e documenti. A questi si devono aggiungere anche le 97 lettere che lo statista democristiano redasse durante la reclusione in via Montalcini a Roma.

La casa milanese dove si nascondeva il covo delle Brigate Rosse, in via Monte Nevoso 8
La casa milanese dove si nascondeva il covo delle Brigate Rosse, in via Monte Nevoso 8

Di cosa parlava Aldo Moro nei suoi documenti: dalla Gladio alla corrente andreottiana

Ma quali erano i principali argomenti trattati da Aldo Moro, in questi scritti? In poche parole, praticamente tutta la politica degli Anni di piombo e i segreti di Stato dell'Italia anni Settanta: dalla strategia della tensione alla strage di Piazza Fontana, dallo scandalo Italcasse (che portò alla luce ingenti finanziamenti illeciti ai partiti e in particolare alla Democrazia Cristiana, per centinaia di miliardi di fondi neri) all'Operazione Gladio (un esercito occulto anticomunista che i Paesi della Nato avevano creato nell’ipotesi che l’Europa potesse essere invasa dalle truppe sovietiche) fino al Piano Solo (piano di emergenza speciale a tutela dell'ordine pubblico fatto predisporre nel 1964 dal comandante generale dei Carabinieri Giovanni De Lorenzo, con il benestare del capo di Stato Antonio Segni). Nonché giudizi personali molto pesanti, sia politicamente che umanamente, sul collega di partito Giulio Andreotti ("Un regista freddo, imperscrutabile, senza dubbi, senza palpiti, senza mai un momento di pietà umana. È questo l'onorevole Andreotti, del quale gli altri sono stati tutti gli obbedienti esecutori di ordini. Indifferente, livido, assente, chiuso nel suo cupo sogno di gloria") e sugli altri compagni di partito che in quel momento stavano decidendo della sua vita (e che avrebbero poi definitivamente optato per la cosiddetta "linea della fermezza").

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Le critiche e i dubbi sul memoriale di Aldo Moro

Che fine hanno fatto, però, gli scritti originali di Aldo Moro? Secondo le testimonianze di alcuni brigatisti, le carte originali sarebbero state bruciate da Prospero Gallinari, uno dei militanti di punta delle BR, in quanto ritenute "inutili". Senza contare che al tempo, tra le pagine dei giornali e non solo, serpeggiò anche il dubbio che i testi ritrovati fossero stati fatti visionare prima alla politica, e solo in un secondo momento ai magistrati. Per questo più volte sono state messe in dubbio la veridicità e la completezza dei testi pervenuti, così come la casualità del loro ritrovamento. Polemiche di breve durata: la maggior parte degli analisti ritiene infatti ancora oggi che gli scritti di Moro siano effettivamente autografi; parere avvalorato da quello della moglie dello statista Eleonora Moro, che certificò definitivamente quelle righe come appartenenti alla penna del marito imprigionato e ucciso dai terroristi rossi. Sulla completezza del corpo di testi, invece, il mistero perdura ancora oggi.

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