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Il regista e commediografo Antonio Ricchiuti: “Il teatro ha bisogno di tornare ai valori di una volta”

Domenica 16 febbraio al Teatro Villoresi di Monza approda lo spettacolo teatrale Se il tempo fosse un gambero con Antonio Ricchiuti, che ne è anche il regista: “Il teatro è presenza, è il pubblico in sala, è vivo. Inoltre, mi si consenta, non ci sono più i mostri sacri che accelererebbero ripartenza e rinascita. Diciamolo a chiare lettere: Non esistono più i Proietti, i Bramieri, i Montesano e questo influisce molto”, ha detto a Fanpage.it.
A cura di Paolo Giarrusso
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Domenica 16 febbraio al Teatro Villoresi di Monza approda lo spettacolo teatrale Se il tempo fosse un gambero dal repertorio di Garinei e Giovannini, musiche di Armando Trovaioli, con Nino Formicola e Antonio Ricchiuti, che ne è anche il regista. La prima nazionale si è tenuta a Rozzano, coronata da un grande successo. Lo spettacolo è itinerante e sta affrontando una
tournee lungo l'Italia.

Di che spettacolo si tratta?

Di uno spettacolo divertente, adatto a tutta la famiglia, una vera e propria chicca proveniente dal repertorio di quei due mostri sacri che rispondono al nome di Pietro Garinei e Sandro Giovannini. Non si fa in tempo a concludere una risata che ne nasce un'altra. Io sono il diavolo Max ed è un personaggio che mi calza alla perfezione.

Lo scopo di questo diavolo di seconda categoria, inviato in terra per redimersi agli occhi del Maligno, è quello di riportare
Adelina, pacifica vecchina che compie 100 anni, indietro nel tempo. Precisamente nel 1925 quando lei aveva 20 anni. Perché ella accetti la corte del principe polacco Poniatowski, interpretato dal grande Nino Formicola, che a suo tempo aveva rifiutato, ma che nel corso degli anni aveva acceso in lei il sentimento del pentimento.

È così che la vicenda si dipana tra intrecci, colpi di scena e situazioni esilaranti. Lo spettacolo si conclude con un balletto, in cui compaiono tutti i personaggi che hanno segnato l'avventura. Ho comprato i diritti nazionali di una piece teatrale che, nelle edizioni passate, ha avuto tra i protagonisti, anche il grande Enrico Montesano. E qualcosa mi dice che ho fatto davvero bene.

Garinei e Giovannini che cosa sono stati per il teatro italiano e, in particolare, per la commedia musicale italiana?

Una miniera d'oro. Un diamante. Una pietra miliare. "Aggiungi un posto a tavola", "Alleluja brava gente","Ciao Rudy" e ne potrei citare mille altri, sono spettacoli indimenticabili e immortali. Noi abbiamo sempre in mente il musical, Broadway, ma cosa ha in meno la commedia musicale italiana di Garinei e Giovannini?

Quanto è difficile fare il regista di uno spettacolo del genere e quanto è difficile dirigere se stessi?

Dirigere questo spettacolo è certamente impegnativo e devi essere attento a ogni sfumatura. Vivo tutto ciò però con grande tranquillità a parte le farfalle nello stomaco che sento quindici minuti prima dell'inizio dello spettacolo. Ma, dirigere me, è estremamente difficile, perché si è perfezionisti e inclementi con se stessi.

Io poi faccio mille cose e mille voci. A volte mi dicono: "Ma come fai?". Rispondo: "Non lo so". Mi lascio trascinare, ecco.

Prima nazionale a Rozzano: un grande successo. Quali sono state le paure della vigilia? E successivamente negli altri spettacoli che seguono, queste ansie generalmente si placano o rimangono sempre?

Le paure della vigilia sono che tutto funzioni bene alla perfezione sin nel minimo particolare: dal sipario all'audio, dai costumi alle luci oltre naturalmente, alla fluidità dello spettacolo e al rispetto del copione. Le paure della vigilia della prima nazionale sono fortunatamente svanite con l'eccezionale riuscita dello spettacolo.

Ma le ansie rimangono anche prima e durante le altre rappresentazioni: occorre capire quando fare silenzio, quando accelerare il ritmo, quando cambiare il tono per procurare la risata, quando sussurrare per attirare ancor di più l'attenzione. Ogni volta è una cosa diversa, una sfida continua.

Il teatro italiano che posto occupa, a suo avviso, nel gradimento degli italiani?

Direi che è inserito pienamente nel gusto e nella tradizione degli italiani, ma che sta vivendo attualmente anche una sorta di tentativo di rinascita in particolare dopo il Covid. Se penso che si è anche tentato di fare il teatro online durante la pandemia. Assurdo. Il teatro è presenza, è il pubblico in sala, è vivo. Inoltre, mi si consenta, non ci sono più i mostri sacri che accelererebbero ripartenza e rinascita. Diciamolo a chiare lettere: Non esistono più i Proietti, i Bramieri, i Montesano e questo influisce molto.

E di che cosa ha bisogno il Teatro, secondo lei?

Come la nostra società del ritorno ai valori di una volta. Nel mondo teatrale e dello spettacolo, in generale, i giovani di oggi, dopo uno spettacolo di successo, credono di essere arrivati e famosi. Manca quindi l'umiltà. Christian De Sica diceva che non basta fare film di cassetta e di richiamo per essere bravi attori. Occorre fare teatro. E farlo bene.

Quanto è importante l'armonia in una compagnia teatrale?

È fondamentale: si può non essere amici al di fuori del palcoscenico e del teatro, ma sul palco la squadra è essenziale: tutti per uno, uno per tutti con lo stesso obiettivo da raggiungere.

Possiamo dire che talvolta se il tempo fosse un gambero sarebbe meglio o è più giusto dire: viviamo il presente, tenendo vivo il buono del passato e guardando al futuro con speranza?

Ebbene sì dopo tanti anni di vita vissuta artistica e non mi viene proprio da dire che, andando indietro col tempo, si trovano aspetti migliori, in assoluto i valori che ora non ci sono più. Siamo costretti invece a vivere il presente, il più intelligentemente possibile, vale a dire tenendo vivo il passato e guardando ad esso come ad un tesoro da non sciupare.

Guardando al futuro come però a un toro da prendere per le corna. Il fatto è che questo toro è senza corna, come fai a prenderle? Non so se mi spiego. Certo, la speranza è l'ultima a morire.

Qual è il sogno nel cassetto di Antonio Ricchiuti?

Il mio sogno nel cassetto è fare Aggiungi un posto a tavola e Frankenstein Junior. Non c'entrano niente l'uno con l'altro, ma questo è il mio grande sogno.

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