Il racconto della figlia di Mangiarotti, lo schermidore più titolato della storia: “Devo tanto a mio padre”
Il luogo è sempre lo stesso: via Solferino 24 a Milano. Dove, in una grande sala al piano interrato, Carola Mangiarotti ha iniziato a tirare i primi colpi di fioretto. “Prima facevo danza – racconta a Fanpage.it -, ma a otto anni ho voluto seguire la strada di papà”. Un papà importante, Edoardo Mangiarotti, che con 13 medaglie olimpiche e 26 iridate è considerato lo sportivo più decorato d’Italia. E i suoi trofei sono tutti lì, in quella ex palestra oggi diventata museo e ufficio.
Essere “la figlia di”
“Devo tanto a mio padre – dice Carola -, è grazie a lui se ho scoperto la scherma e mi sono resa conto di quanto fosse importante solo alla fine della sua carriera e dei suoi anni. Certo, il cognome Mangiarotti mi è pesato un po’. Quando gareggiavo erano tutti lì a guardare: se perdevo non ero all’altezza di mio padre, se vincevo potevo essere stata facilitata”. Ma il peso più grosso, per Carola, è sempre stato deludere le aspettative del papà: “Lui non me lo faceva pesare e alle gare si teneva a distanza, ma immaginavo che potesse soffrire quando perdevo, mi sarebbe piaciuto dargli qualche soddisfazione in più”.
“Si arrabbiava se lo battevo, ma mi faceva i complimenti”
“Era un papà severo ma non troppo. L’unica volta che mi ha sgridata con vigore si è rotto un dito – ricorda Carola -. Ero piccola e facevo i capricci per poter andare con i miei genitori al mare, nel darmi uno sculaccione gli si è incastrato il dito nei miei jeans. Lo ricordo come una persona con una mentalità vincente: anche da anziano si arrabbiava se lo battevo con la spada. Però mi faceva i complimenti”.
Ricominciare da capo e diventare campionessa olimpica
Le soddisfazioni in realtà non sono mancate neanche per Carola, arrivata due volte quinta alle Olimpiadi con la squadra nazionale di scherma, in cui è entrata a 21 anni dopo un percorso tutto in salita. “A 14 anni mi avevano diagnosticato una forma di scoliosi progressiva, per cui l’indicazione medica era interrompere la scherma, altrimenti il problema sarebbe peggiorato. Piuttosto che farlo, ho deciso di diventare mancina, era l’unica possibilità per non abbandonare la mia passione”. Decisione forzata e sofferta per la giovane schermitrice, scelta voluta e condivisa per Edoardo, che a sua volta fu addestrato dal padre Giuseppe, anche lui schermidore, a essere mancino per acquisire vantaggio sugli avversari, dal momento che la maggior parte degli atleti usa la destra e “ragiona con la destra”.
“Non mollare mai”
Oggi Carola è presidente dello storico Circolo della Spada Mangiarotti, che ha sede in via Zarotto a Milano. Fondato da Giuseppe Mangiarotti più di cinquant’anni fa, il circolo allena oltre 280 atleti dai 7 ai 70 anni e molti di loro hanno raggiunto traguardi prestigiosi. Per la precisione: 29 titoli olimpici, 47 campionati del mondo e 46 campionati d’Italia. Alle giovani e ai giovani che intendono intraprendere questa strada Carola consiglia: “Non mollare mai, il lavoro, in un modo o nell’altro, paga sempre”.