Il racconto del vigile aggredito: “Mi sono qualificato”. I ragazzi: “Non è vero, volevamo solo disarmarlo”
Proseguono le indagini sull'aggressione al vigile urbano avvenuta sui Navigli a Milano tra venerdì e sabato scorso. Nell'inchiesta, condotta dai pubblici ministeri Ilaria Perinu e Laura Pedio, risultano esserci tre indagati: si tratta di tre skater originari di Bolzano e tra i 19 e i 22 anni. Per loro le accuse sono di rapina e resistenza a pubblico ufficiale. Oltre ai tre giovani, una quindicina di ragazzi sono stati identificati. Gli inquirenti vagliano il racconto sia dei tre giovani che del vigile urbano.
Le indagini degli inquirenti
Stando a quanto ricostruito fino a questo momento, il vigile urbano era con un collega a bordo di un'auto. I due, entrambi in borghese, si trovavano lì dopo che alcuni residenti avevano segnalato la presenza di un gruppo di ragazzi che, oltre a urlare, danneggiavano le auto in sosta. Proprio il vigile urbano aggredito, sarebbe stato visto dai giovani scattare loro alcune foto. Il gruppo si sarebbe avvicinato e lo avrebbe aggredito. Dalle immagini girate sui social, si vede il 61enne che spara in aria e i ragazzi che provano a disarmarlo. Dopodiché si vede partire un altro colpo che, fortunatamente, non ha ferito nessuno. I ragazzi lo avrebbero poi picchiato, avrebbero gettato l'arma sotto la macchina per poi scappare. L'uomo è stato poi trasportato in ospedale e dimesso con una prognosi di cinque giorni.
La difesa del vigile e quella dei ragazzi
Sulla vicenda sussistono diversi dubbi da chiarire. Il primo è perché l'uomo abbia tirato fuori l'arma carica e abbia sparato. Il secondo è se il vigile urbano, che per il momento non è indagato né nei suoi confronti sono stati presi provvedimenti, si sia qualificato o no. Il 61enne – su cui come riporta il quotidiano "Il Corriere della Sera" era stato aperto un procedimento. poi chiuso senza conseguenze per una foto di Mussolini nell'ufficio in cui lavorava – avrebbe raccontato ai colleghi di essere sceso dall'auto e di essersi qualificato. I ragazzi però smentiscono. Uno di loro ha raccontato che nessuno sapeva chi fosse e che a un certo punto ha estratto la pistola: "Volevamo solo togliergli la pistola perché eravamo spaventati".