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Il quoziente intellettivo e l’autostima di Alessia Pifferi: cosa dice la relazione psichiatrica della difesa

La relazione della difesa si basa su tre esami principali: i colloqui e i test cognitivi effettuati dagli operatori del carcere di San Vittore, i test diagnostici di Alice Quadri e la valutazione finale dello psichiatra di parte Marco Garbarini. Da questi documenti emerge che Pifferi avesse “un possibile deficit cognitivo” un quoziente intellettivo di 40 e che, per la difesa, avesse “un vizio parziale di mente”.
A cura di Sara Tirrito
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Alessia Pifferi davanti alla Corte d'Assise di Milano
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Alessia Pifferi, a processo perché accusata di aver causato la morte di stenti della figlia di 18 mesi, sarà sottoposta a una perizia psichiatrica super partes che ne valuti la capacità di intendere e di volere al momento dei fatti e la pericolosità sociale. La difesa della donna ha sempre chiesto che fossero fatte valutazioni psichiatriche, che fossero ascoltate le psicologhe del carcere di San Vittore che hanno visitato Pifferi negli scorsi mesi e ne ha messa una agli atti, firmata dal consulente tecnico Marco Garbarini e datata 10 settembre 2023.

Come Fanpage.it ha potuto verificare nei documenti dei periti, la consulenza di parte ha preso in esame tre principali elementi: la storia personale di Pifferi, i colloqui della donna con le psicologhe del carcere e i risultati di test psicologici  e quelli relativi alle capacità intellettive. Nelle valutazioni cognitive, eseguite in carcere per la prima volta, il quoziente intellettivo di Pifferi è risultato pari a 40: "inferiore a quello del 99% della popolazione".

Cos'hanno detto le psicologhe del carcere di San Vittore

Il pubblico ministero Francesco De Tommasi ha sempre respinto le posizioni dei consulenti di parte, e il 10 ottobre in aula si è scagliato contro le valutazioni del carcere, sostenendo che a San Vittore ci sarebbero state "rivisitazioni dei fatti" che avrebbero avuto l'effetto di "mettere in testa ad Alessia Pifferi di non avere alcun tipo di responsabilità" nella morte di Diana. Secondo la difesa Alessia Pifferi e anche secondo l'esperto da lei nominato, le psicologhe del carcere hanno fatto un lavoro "enorme" in questi mesi per migliorare lo stato psicologico dell'imputata. Garbarini, che per i suoi esami ha dovuto leggere il diario clinico nell'istituto detentivo, ha giudicato "mirabile il lavoro di accoglimento, accettazione e comprensione della paziente" fatto dalle psicologhe del San Vittore.

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Nella valutazione psicologica di ingresso, datata il 22 luglio 2022, le professioniste hanno descritto Pifferi come una persona "lucida e orientata" consapevole di trovarsi in carcere. Hanno anche affermato che "la donna appare molto gentile e dolce" durante il colloquio "ma non trasmette particolare emotività e affettività verso la vittima e neppure verso le persone di cui parla (madre, sorella, compagno)". Le psicologhe relazionano dalla prima visita che Pifferi si commuove in tre momenti: quando parla della figlia, quando parla della morte del padre e "più decisamente quando le si dice che qui gli operatori la devono tutelare e curare e che può chiedere in caso di bisogno".

Per la psicologa che l'ha visitata per la prima volta in carcere, è "come se ci fosse una barriera tra pensiero lucido ed emotività al momento in deciso controllo. Tutto il racconto è coerente – scrive – ma è come se i fatti appartenessero a un'altra persona". Questa impressione è confermata anche nella visita psichiatrica fatta insieme alla psicologa del carcere il 25 luglio 2022, che si chiude con: "L'impressione è che allo stato attuale la paziente mantenga distante dalla coscienza la gravità, anche sul piano emotivo, dei fatti corsi".

La solitudine, l'empatia e gli amanti nei verbali delle psicologhe del carcere

Nei colloqui successivi, gli operatori verbalizzano "senso di solitudine", ascoltano Pifferi che dichiara di essere stata "il pulcino nero" della sua famiglia, quello cioè "che beccava le briciole". La percezione degli psicologi in questi primi incontri è che l'imputata "sappia bene che la figlia è morta, ma non abbia la consapevolezza che è morta per colpa sua".  In molte delle valutazioni del carcere, Pifferi appare concentrata "su di sé e sui suoi bisogni". Le psicologhe mettono in luce "difficoltà nella metacognizione", cioè nel capire i pensieri e le emozioni degli altri.

Le valutazioni cominciano a cambiare dal novembre 2022, quando durante un colloquio di routine, la detenuta "piange in modo sofferto riuscendo finalmente a esprimere tutto il suo dolore". Con le psicologhe Pifferi parla degli amanti, che sarebbero da collegare alla "bassissima autostima di sé e relativi alla sua storia personale di bambina non amata". Nel verbale, le psicologhe dichiarano che: "La donna non ricercava amanti per il proprio divertimento ma in modo adolescenziale e anche a tratti ingenuo sperava di trovare un compagno che potesse amare e proteggere lei ed essere un buon padre per la bambina".

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Gli operatori dell'istituto di pena hanno ipotizzato che ci fosse "un possibile deficit cognitivo, che sommato a qualche possibile trauma emotivo risalente alla prima infanzia ne limita le risorse cognitive sopratutto in termini di problem solving e di capacità metacognitivie e di coping".

In una delle valutazioni di marzo 2023, Pifferi viene descritta come "estremamente manipolabile, incapace di valutare le proprie azioni". I professionisti scrivono che "la donna non è in grado di formulare un pensiero autonomo né tenere fede a quanto precedentemente deciso e magari concordato. È come acqua che prende la forma del contenitore nel quale è versata", scrivono.

L'insicurezza di Alessia Pifferi e la nascita di Diana

"La signora Pifferi è una persona con una rilevante insufficienza intellettiva, la cui reale dimensione può essere riassunta in un vissuto di profonda solitudine, di isolamento da tutto e da tutti". Dalle conclusioni dello psichiatra, emerge che Pifferi "è stata una bambina e una donna incapace di chiedere e ottenere amore e attenzione, con una bassissima autostima, non in grado di raggiungere una reale autonomia in ogni ambito della vita".

Questa insicurezza si sarebbe manifestata soprattutto al momento di compiere scelte o davanti a fatti particolarmente complessi. Per il medico, è stata "sempre necessitante di qualcuno che ne assumesse le decisioni importanti in vece sua".

Secondo il dottor Garbarini, il quadro clinico di Pifferi è peggiorato dopo la nascita della figlia. Per il medico, "la nascita improvvisa e imprevista di Diana ha avuto indubbiamente su di lei un impatto deflagrante". L'arrivo della bambina avrebbe quindi acuito problemi preesistenti anche nelle relazioni con gli altri.

"È indubbio – scrive il consulente – che la figlia abbia incrementato nella Pifferi la percezione della propria inadeguatezza e difficoltà". Questo avrebbe avuto delle conseguenze nei rapporti con l'ex compagno e che l'abbia portata anche a mentire pur di soddisfare i suoi desideri.

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L'abbandono della bambina e la consapevolezza dei fatti

In dubbio c'è anche il fatto che l'imputata capisse a pieno le conseguenze delle sue azioni, in particolare che la figlia potesse soffrire nei periodi in cui era lasciata da sola.

Per Garbarini, "Pifferi difficilmente riesce a immedesimarsi negli stati d'animo e nelle emozioni degli altri. Non per cattiveria, ma perché non ne ha la possibilità". Lo psichiatra non sa fornire una risposta certa però a una domanda dirimente in sede processuale e su cui anche la Corte è chiamata a dare un responso.

"Il suo limite intellettivo è tale da impedire di comprendere che una persona che non si nutra o beva per giorni possa avere delle conseguenze gravi per la sua salute?". Il tecnico non riesce a fornire un parere univoco, ma sottolinea: "l'aveva già fatto altre volte e non era successo nulla". Da queste considerazioni, e dalle valutazioni dei test, secondo cui Pifferi "difetta nella capacità di immaginare la continuità di un'azione nel tempo", Garbarini ha tratto le conclusioni.

L'esito delle valutazioni psichiatriche della difesa è che "al momento dei fatti costituitisi la capacità di Alessia Pifferi di intendere le conseguenze delle proprie azioni fosse, in virtù del disturbo dello sviluppo intellettivo moderato da cui è affetta, grandemente scemata, a configurare un vizio parziale di mente".

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