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Truffa a Regione, le intercettazioni: “Il prof dice che l’ospedale fa la cresta sulle protesi”

Nel dialogo intercettato tra due dipendenti del gruppo San Donato, finito nelle carte dell’inchiesta della Procura di Milano per truffa da 34 milioni ai danni di Regione Lombardia, emerge la volontà di fermare un primario deciso a dire al comitato etico del San Raffaele che qualcuno in ospedale faceva la cresta sulle valvole aortiche sfruttando le note di credito.
A cura di Simone Gorla
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Un primario deciso ad andare a riferire in una riunione del Comitato Etico del San Raffaele che qualcuno faceva la cresta sulle valvole aortiche ai danni della regione. Due dipendenti dello stesso gruppo, responsabili dei servizi di farmacia e dell'ufficio acquisti, decisi a fermalo perché non doveva "andare in giro a dire queste cose qua". Una conversazione, però intercetta dagli inquirenti. È così che gli investigatori della Procura di Milano hanno iniziato a delineare il quadro di una presunta truffa da 34 milioni di euro ai danni della Regione Lombardia.

Il dialogo intercettato tra due dipendenti del gruppo

Mario Giacomo Cavallazzi, ex responsabile dei servizi di farmacia di diversi ospedali del Gruppo San Donato, parlava intercettato nel 2017 con Massimo Stefanato, ai tempi rappresentante dell'ufficio acquisti del San Raffaele: "Il nostro professor Colombo ha detto che l'Ospedale San Raffaele fa la cresta sulle valvole aortiche per via delle note di credito. Non si spiega perché tale importo non venga girato alla Regione". "Bisognerebbe – continua Cavallazzi – dire al professor Colombo che queste cose qua" (sottinteso non) "e deve andare in giro a dire soprattutto in un comitato etico, dove ci sono anche degli esterni… sei d'accordo?". "Domani glielo dico", risponde Stefanato.

Lo stesso schema applicato per una precedente truffa sui farmaci

Stefanato e Cavallazzi erano già stati coinvolti nell'indagine parallela sulla truffa alla Regione sui farmaci in nove ospedali del Gruppo San Donato: il San Raffaele, il Policlinico San Donato, l'Istituto Ortopedico Galeazzi, gli Istituti Ospedalieri Bresciani, gli Istituti Ospedalieri Bergamaschi, gli Istituti Clinici Zucchi, l'Istituto Clinico Villa Aprica, gli Istituti Clinici di Pavia e Vigevano.  La presunta truffa sarebbe stata organizzata per comprare da vari fornitori "endoprotesi a prezzi di mercato" per poi farsi rimborsare da Regione Lombardia "il costo sostenuto per l'acquisto delle endoprotesi e omettendo di indicare le note di credito ricevute dai fornitori" a scomputo del prezzo "a seguito del raggiungimento di alcuni obiettivi di acquisto". Uno sconto che andava a vantaggio delle sole strutture ospedaliere perché alla Regione non veniva comunicato. Si tratta dello stesso sistema emerso nell'inchiesta sulla presunta truffa da 10 milioni di euro sui farmaci.

Il gruppo San Donato da parte sua definisce "incomprensibile" e nega esista un parallelismo tra il sistema di rimborso dei farmaci e quello delle protesi. Il gruppo afferma di "aver sempre operato nel rispetto della legge". Inoltre per la difesa le "vicende riguardano soggetti da tempo estranei al gruppo".

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