Il presidente Attilio Fontana prosciolto anche in Appello sul caso camici
La Corte d'Appello di Milano ha confermato il proscioglimento per Attilio Fontana: il giudice di secondo grado si è espresso sul presidente di Regione Lombardia sul caso camici. Il giudice per l'udienza preliminare Chiara Valori già il 13 maggio 2022 aveva emesso sentenza di "non luogo a procedere perché il fatto non sussiste".
Che cos'è il caso camici
Il presidente della Regione Lombardia era accusato di frode in pubbliche forniture assieme ad altre quattro persone. Le indagini della Procura di Milano si erano concentrate sull'affidamento della fornitura da oltre mezzo milione di euro di camici sanitari e altri dispositivi di protezione individuale. I fatti risalgono all'aprile del 2020 quando, in piena emergenza Covid, la fornitura era stata affidata alla società Dama spa, ovvero la società il cui il 90 per cento dal cognato del presidente di Regione Lombardia Andrea Dini. Fornitura che poi non era andata a buon fine.
Attilio Fontana prosciolto
Fin da subito i legali di Attilio Fontana avevano sottolineato come i fatti descritti "non corrispondono al vissuto del Presidente". Mentre i pubblici ministeri avevano sempre ribadito che la presunta frode sarebbe stata realizzata "allo scopo di tutelare l'immagine politica del presidente della Regione una volta che era emerso il conflitto d'interessi derivante dai rapporti di parentela". Poi in udienza preliminare era arrivato il "non luogo a procedere" per il governatore, per il cognato Andrea Dini, titolare di Dama spa, per Filippo Bongiovanni e Carmen Schweigl, ex dg e dirigente di Aria (la centrale acquisti di Regione Lombardia) e per il vicesegretario generale di Regione Lombardia, Pier Attilio Superti. Ora è arrivato il proscioglimento anche in Appello.
"Fontana ha patito per tre anni"
"Fontana ha patito per tre anni su una graticola e poi oggi è finita così", lo ha detto l'avvocato Jacopo Pensa, difensore del presidente lombardo assieme al collega Federico Papa, in una intervista rilasciata a La Repubblica. E poi aggiunge: "Siamo stati coinvolti in una vicenda che da un punto di vista penale non aveva nulla, mi spiace per chi ha lavorato per nulla".
E ancora: "Siamo molto soddisfatti, ma non sono soddisfatto del fatto che ci sia voluto così tanto tempo e risorse per stabilire una cosa di buon senso". Ribadendo che "questo lo dico non perché i pubblici ministeri non possano fare il loro mestiere, ma perché devono fare anche altre valutazioni".