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Il prefetto di Milano a Sala: “Basta con il riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie Lgbt”

Il prefetto di Milano, Renato Saccone, ha chiesto a Beppe Sala di interrompere il riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie Lgbt. Il sindaco aveva iniziato a formare certificati anagrafici, ma per la Corte di Cassazione deve essere approvato da un giudice.
A cura di Enrico Spaccini
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Il prefetto di Milano Renato Saccone (a sinistra) e il sindaco Beppe Sala (a destra) - (foto di LaPresse)
Il prefetto di Milano Renato Saccone (a sinistra) e il sindaco Beppe Sala (a destra) – (foto di LaPresse)

Il Comune di Milano deve interrompere il riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie gay e lesbiche. Lo ha chiesto il prefetto di Milano, Renato Saccone, su impulso del ministero dell'Interno al sindaco Beppe Sala avvertendo, anche, che nel caso dovesse continuare queste pratiche dovrà essere richiesto l'intervento della Procura per annullarle.

La circolare firmata dalla Prefettura recepisce la sentenza n.38162 della Corte di Cassazione del dicembre scorso. In quel caso, i supremi giudici avevano stabilito che i bambini nati all’estero con la maternità surrogata dovessero essere riconosciuti in Italia come figli di entrambi i genitori con l’adozione in casi particolari, che richiede l’approvazione di un giudice, e non con la trascrizione diretta all’anagrafe.

Il vuoto normativo e la comunicazione del ministero dell'Interno

A partire dallo scorso luglio, infatti, Sala aveva ricominciato a formare certificati anagrafici con due madri. Parlamento e governo non avevano ancora colmato il vuoto di legge sulle famiglie gay e lesbiche (nonostante le sollecitazioni della Corte costituzionale) e perciò il sindaco di Milano aveva deciso di intervenire usando i suoi poteri di capo dell'ufficio di stato civile.

Ora, però, in base alla sentenza della Cassazione, il ministero dell'Interno lo scorso 19 gennaio ha sollecitato i prefetti a comunicare lo stop alle trascrizioni dei certificati dei figli di due padri nati all’estero con maternità surrogata, "al fine di assicurare una puntuale ed uniforme osservanza degli indirizzi giurisprudenziali espressi dalle Sezioni Unite negli adempimenti dei competenti uffici".

L'approfondimento della circolare della Prefettura

Come anticipato dal Corriere della Sera, quella firmata da Saccone non si limita a trasmettere le indicazioni del governo sui bambini nati con la surrogata all’estero: "È stato effettuato un approfondimento relativo alle iscrizioni e alle trascrizioni degli atti di nascita, riportanti dati di genitori dello stesso sesso", si legge nella circolare della Prefettura di Milano. L'approfondimento in questione ha portato a sollecitare il Comune a interrompere i riconoscimenti anche dei figli di due madri nati in Italia, riservandosi di dare indicazioni su quelli nati all’estero da due donne.

La circolare specifica che nell'atto di nascita di un figlio può essere menzionato solo il genitore che abbia un legame biologico con lui. Inoltre, è esclusa la trascrizione di atti di nascita formati all'estero se riconducibili alla pratica della maternità surrogata dove viene riconosciuto un genitore d'intenzione, quindi quello senza legame biologico con il neonato. E questo vale, secondo la Prefettura, anche per i bambini nati all'estero da coppie lesbiche. Anche se sull'argomento, visto appunto il vuoto normativo, si attende il parere dell'Avvocatura Generale dello Stato.

I tre casi distinti

Quindi, riassumendo. Nel caso in cui si parli di figli di due padri nati con la maternità surrogata all'estero, a partire dal 30 dicembre scorso (sentenza Corte di Cassazione a Sezione Unite) si è stabilito che si deve innanzitutto trascrivere solo il padre biologico. Per quanto riguarda il genitore d'intenzione, se i bambini hanno un atto di nascita formato all'estero, si proseguirà con il riconoscimento con l'adozione in casi particolari. Bisognerà, quindi, procedere davanti al Tribunale dei minori per dimostrare l'esistenza di un legame di filiazione tra il bambino e il padre non biologico.

Per quanto riguarda i figli di due madri nati in Italia grazie alla fecondazione eterologa fatta all’estero, c’è più incertezza giuridica. Da un lato, la Corte di Cassazione si è pronunciata sette volte contro il riconoscimento alla nascita, dall'altro la Corte costituzionale ha chiesto al legislatore di prevedere una forma di riconoscimento tempestivo. Intanto, però, alcuni Tribunali e Corti d'Appello hanno autorizzato i riconoscimenti alla nascita per i figli delle coppie lesbiche. È stato proprio questo vuoto normativo che ha permesso il riconoscimento per via amministrativa a Milano e in altre città italiane.

Infine, per il più raro caso di figli di due madri nati all’estero con atto di nascita straniero, la Corte di Cassazione ha sancito più volte che gli atti dei figli di due madri nati nei Paesi che riconoscono la genitorialità lesbica devono essere trascritti.

Il commento di Alessandro Zan: "Pressioni inqualificabili"

"Nei giorni in cui in Commissione Politiche Europee del Senato si discute il Regolamento UE che chiede che in tutti gli Stati membri siano riconosciuti i diritti delle famiglie omogenitoriali, il Ministero dell'Interno intima al Sindaco di Milano Beppe Sala di fermare le registrazioni all'anagrafe delle famiglie con due padri o due madri", il commento del deputato dem Alessandro Zan.

"Sono pressioni inqualificabili che confermano l'ostilità del governo Meloni contro i diritti della comunità lgbtqia+. L'Unione Europea chiede anche all'Italia di fare passi in avanti verso la piena uguaglianza di tutti i cittadini e il governo risponde con azioni degne dell'Ungheria di Orban".

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