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Il Praticante Medioevale: “Molti sono in una situazione drammatica, diventare avvocato ormai è per l’élite”

La pratica forense è un passaggio obbligatorio se si ha l’ambizione o il sogno di diventare avvocato. E quest’ultima sta diventando una professione sempre più elitaria. Un giovane che non ha una famiglia che può mantenerlo, come può permettersi di vivere con 150-200 euro al mese (quando è “fortunato/a”)?”: a dirlo in un’intervista a Fanpage.it è il creatore della pagina Instagram Il Praticante Medioevale, che raccoglie sfoghi e denunce dei praticanti forensi e dei giovani avvocati.
A cura di Ilaria Quattrone
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Con oltre 30.000 follower su Instagram, Il Praticante Medioevale è diventato un punto di riferimento per studenti di Giurisprudenza, praticanti avvocati (appunto) e giovani avvocati. Chi ci sia dietro la pagina è un mistero e lo è anche per noi di Fanpage.it che abbiamo potuto intervistarlo.

Di certo si tratta di una persona che, come i suoi colleghi, ha vissuto il tran tran necessario ad acquisire il titolo di avvocato: 5 anni di studi, 18 mesi di praticantato e poi l'esame di Stato. Un iter che nasconde molti più ostacoli di quello che si pensa: la pratica, per esempio, è spesso sinonimo di sfruttamento e l'esame di Stato nasconde molte insidie.

Per questo motivo, pagine come quelle del Praticante (ne esistono anche per altre professioni come architetti, medici, consulenti etc) consentono non solo di raccogliere sfoghi e denunce, ma anche trovare conforto e soluzioni.

Quando e perché è nata la pagina?

La pagina è nata a giugno 2020, poco dopo la prima ondata di Covid-19. In quel periodo, sia io che alcuni colleghi dello studio in cui oggi ancora lavoro, lavoravamo da casa. Un giorno, mentre ci scambiavamo alcuni messaggi su WhatsApp, uno di loro mi ha mandato la foto di un quadro appeso in casa sua: ritraeva alcuni signorotti ben vestiti attorno ad un tavolo intenti a discutere.

È stato spontaneo trasformarlo subito in un meme inerente al nostro mondo. Da lì abbiamo iniziato a scambiarci messaggi simili. Cercavo su Internet quadri medievali e li inviavo. Questo mi ha portato a ragionare attorno al personaggio de Il Praticante Medioevale: sia perché quello che vivevamo in quel periodo era abbastanza grottesco e antiquato e sia perché tutto il percorso della pratica, secondo me, un po’ medievale lo è.

Ho iniziato a pubblicare alcuni meme su Instagram. All'inizio avevo poco seguito. L'esplosione è arrivata circa un anno dopo per un motivo legato all'esame di Stato.

In che senso?

A dicembre 2019 avevamo svolto le prove scritte. Attendevamo le correzioni che solitamente avvengono tra gennaio-luglio. Con l'esplosione della pandemia, le commissioni non potevano riunirsi per correggere i compiti con regolarità, per cui la pubblicazione dei risultati ha subito enormi ritardi. Puoi immaginare lo stato d’animo d'incertezza di tutti i praticanti.

Come se non bastasse, per i praticanti che avrebbero dovuto sostenere l’esame nella sessione 2020 – tra cui il sottoscritto, che aveva subito una bella bocciatura – la situazione era addirittura peggiore: per mesi non avevamo avuto alcuna notizia, finché l'allora Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, con un post su Facebook ha comunicato il rinvio della sessione di dicembre a data da destinarsi per motivi legati alla pandemia.

A gennaio 2021 è arrivata la Ministra Marta Cartabia. È stato quindi deciso di sostituire la prova scritta con una prova orale consistente nella risoluzione di un caso pratico. Superata quella, si sarebbe sostenuto l'esame orale classico. Per il "primo" orale, ogni candidato avrebbe avuto una traccia diversa e nessuno aveva effettivamente idea di come si sarebbe svolto in concreto.

Ho iniziato a chiedere ai primi affezionati della pagina di inviarmi le loro tracce e di raccontarmi le loro esperienze. Da maggio e fino a metà giugno, ogni sera e notte, rispondevo alle centinaia di messaggi che ogni giorno ricevevo. Mi mandavano le tracce, io le ricopiavo e le pubblicavo nelle storie. A un certo punto, mi sono reso conto che non potevo continuare così: ricordo ancora quando sono rimasto sveglio fino alle 4 del mattino
per rispondere a tutti i messaggi.

Per “automatizzare” questo lavoro ho creato un database: un modulo di Google attraverso cui chiunque assisteva agli esami poteva inviare la traccia e la sua soluzione. Il tutto poi confluiva in un foglio Google gratuito e a disposizione di tutti. Da quel momento, l'ho riproposto ogni anno. È ovviamente attivo anche quello relativo alla corrente sessione 2023 che conta già un centinaio di tracce.

Passiamo al praticantato, che spesso è un periodo in cui si viene sfruttati. Esistono associazioni che tutelano i praticanti?

I praticanti sono una categoria di passaggio, il che rende difficile avere una rappresentanza stabile ed efficace. In questi anni ho visto molte sedicenti associazioni a tutela dei praticanti nascere e morire subito dopo il superamento dell’esame da parte dei rispettivi fondatori, probabilmente mossi esclusivamente da interessi egoistici.

È quindi difficile essere rappresentati: i giovani si scontrano spesso con la mentalità di soggetti che non fanno di loro una priorità. Sono cinque anni che seguo con attenzione questo tema e mi rendo conto che le persone che mi contattano adesso hanno gli stessi dubbi ed esprimono le stesse problematiche che c'erano quando ho aperto la pagina.

Alcuni praticanti raccontano di essere pagati 200 euro al mese o di non ricevere alcun compenso.

Mi è capitato di vedere i post relativi alle lettere dei praticanti che avete pubblicato e di notare che altri praticanti commentavano con frasi del tipo: "Ah sei stata pagata 150 euro al mese? Beata te, io manco quelli”. Questi commenti ci aiutano a capire quanto sia drammatica la situazione in cui versano i praticanti.

La pratica forense è un passaggio obbligatorio se si ha l’ambizione o il sogno di diventare avvocato. E quest’ultima sta diventando una professione sempre più elitaria. Un giovane che non ha una famiglia che può mantenerlo, come può permettersi di vivere con 150-200 euro al mese (quando è “fortunato/a”)?

Deve per forza farsi mantenere dalla famiglia durante la pratica di 18 mesi. Al termine di questa, c'è l'esame di Stato che è un terno a lotto. In questo scenario, chi non può essere mantenuto, deve arrendersi e cambiare professione. Anche se ci sono storie positive, con avvocati che pagano i propri praticanti, la mentalità prevalente è un’altra: tantissimi avvocati ritengono addirittura che non sia “giusto” pagare i praticanti perché “non sanno far nulla”. Qui si apre un altro problema.

Quale?

L'università non è finalizzata al lavoro. Inoltre, a mio parere, non dovrebbe essere un esame a decretare se siamo pronti o meno a svolgere la professione. Dovrebbe essere valutato il percorso intero. Alcuni parlano di laurea abilitante, ma per me è eccessivo. Dovrebbe esserci piuttosto una pratica abilitante: un tirocinio serio dove è tutto documentato e che, una volta concluso, abilita il praticante alla professione forense.

La nostra, inoltre, è una libera professione e l’esame di avvocato non è un concorso che ti assicura un posto di lavoro. Per me è qui che si innesca il cortocircuito e mi auguro che in futuro l'esame diventi una formalità o venga eliminato.

I dati, tra l’altro, mostrano come ci sia un calo vertiginoso di iscritti all'esame di avvocato, anche perché la professione non paga più come un tempo: oggi un avvocato ”fatto da solo” fa molta fatica. Infatti, anche i neo-avvocati spesso non ricevono un'adeguata retribuzione, e la loro è un'altra categoria che non è abbastanza tutelata e che si scontra con difficoltà anche burocratiche, come l’iscrizione all'albo e alla Cassa Forense.

Tornando all’argomento retribuzione, secondo i dati pubblicati l’anno scorso da CassaForense e Censis, un neo avvocato in media non arriva a guadagnare 13.000 euro all’anno. Per questo motivo, consiglio sempre di guardare agli studi d’affari o internazionali perché sono in grado di valorizzare economicamente i giovani professionisti.

Gli stage pre-laurea e post laurea possono essere retribuiti attorno ai 1.000 euro al mese e un praticante guadagna
in media circa 25.000 euro l’anno: la forbice va dai 1.000 al mese fino ai 3.500. Inoltre, ogni anno, tendenzialmente il compenso aumenta. Una volta superato l'esame di Stato, le cifre si alzano ulteriormente.

L’altra sostanziale differenza tra lo studio “tradizionale” e lo studio d’affari risiede nel tipo di clientela: nel primo caso, principalmente persone fisiche e piccole imprese, nel secondo caso, grandi imprese e multinazionali. Tuttavia, non bisogna dimenticare che questi vantaggi hanno come contropartita la quasi totale assenza di work life balance.

Nel mio libro (“Il Praticante Medioevale: come sono sopravvissuto alla pratica forense”, Ed. Le Lucerne) ho raccontato le mille peripezie di un praticante che inizia a lavorare in uno studio legale “tradizionale”, per poi approdare proprio in uno di questi studi d’affari: il mio obiettivo era, innanzitutto, raccontare una storia, non la mia, ma quella di tutti coloro che si trovano ad affrontare questo percorso. In secondo luogo, quello di provare a raccontare entrambi i mondi.

Tra le storie che hai raccolto, ne hai trovato una che ti ha colpito particolarmente?

Un praticante mi ha raccontato che un giorno, mentre andava in udienza con il proprio dominus, questo aveva pestato alcuni escrementi di cane. L’avvocato, non potendo disertare l’udienza, ha così chiesto al suo praticante di prestargli le scarpe, di fatto impedendogli di partecipare e di attestare la tanto agognata presenza necessaria ai fini della pratica.

Mi ha colpito perché forse rappresenta un po' quello che è essere un praticante, accettare di subire continue ingiustizie nella speranza di vedere, prima o poi, i frutti dei propri sacrifici.

Se vuoi raccontare a Fanpage.it la tua storia di praticante avvocato o di sfruttamento lavorativo puoi compilare il nostro modulo dedicato alle segnalazioni.

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