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Caso Eitan: il bimbo portato dal nonno in Israele

Il portavoce del nonno di Eitan: “Il mandato di cattura non avrà nessun effetto sul processo in Israele”

“Il mandato di cattura internazionale non ha nessun effetto sul processo in Israele che deciderà sull’eventuale ritorno in Italia di Eitan”. Lo ha precisato a Fanpage.it Gadi Solomon, il portavoce israeliano del nonno di Eitan. Proprio questa mattina l’uomo, Shmuel Peleg, è stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il rapimento del nipote avvenuto lo scorso 11 settembre. Tutto questo alla vigilia dell’udienza in Appello di domani in Israele.
A cura di Giorgia Venturini
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Il mandato di cattura internazionale emesso oggi dalla Procura di Pavia nei confronti del nonno di Eitan Shmuel Peleg "non avrà alcun effetto sul processo in Israele" che decide sul rientro o meno in Italia del piccolo. Lo annuncia a Fanpage.it il portavoce israeliano di Peleg Gadi Salomon poche ore dopo l'ordinanza di custodia cautelare in carcere e il successivo ricorso presentato al tribunale del Riesame dai legali di Peleg in Italia. La Procura di Pavia ha concluso le indagini relative al rapimento del piccolo, unico sopravvissuto della strage del Mottarone: lo scorso 11 settembre il nonno con la scusa di trascorrere qualche ora con il nipote lo ha allontanato dalla famiglia paterna, affidataria del piccolo, e lo ha fatto salire a bordo di un aereo privato con direzione Israele.

Potrà decidere domani il giudice sul ritorno in Italia di Eitan

Domani invece sempre in Israele si ritornerà in Tribunale per decidere se Eitan tornerà in Italia oppure no. Per il portavoce "le udienze in Israele vanno avanti a prescindere da quello che accade in Italia. La giustizia italiana non potrà decidere sul ritorno in Italia di Eitan". Precisa poi che domani il giudice della corte d'Appello israeliana potrà dire qualsiasi cosa: questo vuol dire che potrà già esprimersi anche sull'eventuale rimpatrio, già deciso in primo grado. Così come magari saranno necessari altri incontri per confermare o meno la prima decisione di Israele sul futuro di Eitan. In primo grado, infatti, il giudice di Tel Aviv aveva già deciso per il ritorno del bimbo a Pavia, dove abita la zia paterna Aya Biran Nirkom, unica tutrice legale di Eitan. La decisione era stata presa su quanto stabilito in materia di rapimento di minori dalla Convenzione dell'Aja, accordo firmato anche da Italia e Israele. Qualche giorno dopo la famiglia materna ha depositato il suo ricorso e domani così si ritornerà in aula.

Il "piano criminoso" del nonno secondo la Procura di Pavia

Si stanno seguendo dunque due filoni sul caso: quello italiano sul rapimento, nell'ambito del quale è stato deciso l'arresto del nonno e del suo complice, e quello israeliano per decidere sul ritorno di Eitan a Pavia dalla famiglia paterna, a cui il bimbo è stato affidato dopo la strage del Mottarone in cui morirono i suoi genitori, il fratellino e i bisnonni materni. Secondo la Procura italiana Shmuel Peleg ha agito seguendo un "progetto criminoso": insieme al suo complice Gabriel Alon Abutbu, ossia chi ha accompagnato nonno e nipote fino all'aeroporto di Lugano, ha pianificato tutto contando sui presunti trascorsi militari di entrambi. Si sono serviti di auto noleggiate e di utenze telefoniche estere che hanno permesso loro così di muoversi in modo "ombroso" sul territorio italiano. A conferma della scrupolosità adottata dagli indagati – come si legge nella nota della Procura – ci sono i numerosi viaggi in Svizzera effettuati nei giorni precedenti il rapimento e verificati "grazie all’analisi del traffico telefonico", in cui si sente "sia Peleg che Alon definire le fasi finali del progetto criminoso".

Il piano è stato realizzato anche mettendo in campo alcuni tentativi di corruzione "come testimoniato da una cittadina israeliana, ormai da parecchi anni residente in Italia, la quale – spiega nella nota la Procura – nel mese di luglio scorso era stata contattata telefonicamente per conto di Esther Athen Cohen, l'ex moglie del nonno materno, con la proposta di aiutare la donna a portare il bambino in Israele in cambio di una cospicua ricompensa in denaro". Ora il nonno e il complice dovranno difendersi dall'accusa di sequestro di persona, sottrazione e trattenimento di minori all'estero, oltre che di inosservanza dolosa di provvedimento del minore e della zia paterna Aya Biran Nirkom, unica tutrice legale di Eitan.

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