Il patto degli ultras interisti con la mafia e i tifosi della Lazio: gestivano il parcheggio dello stadio di Roma
A distanza di una settimana dalla maxi inchiesta della Procura di Milano che ha condotto all'arresto di 19 ultras appartenenti ai direttivi delle tifoserie di Milan e Inter, emergono nuovi dettagli riguardanti le attività illecite compiute dai vertici del tifo nerazzurro.
In particolare, si fa riferimento al tentativo della triade che dal 2022 è stata a capo della Curva Nord interista, si tratta di Marco Ferdico, Andrea Beretta e del defunto Antonio Bellocco (ucciso da Beretta il 4 settembre scorso molto probabilmente a causa di una divisione iniqua dei guadagni della curva), che avrebbero tentatato di esercitare il controllo sul parcheggio dello Stadio Olimpico di Roma, avvalendosi della collaborazione degli ultras della Lazio, storici alleati, e della ‘ndrangheta.
L'ascesa di Ferdico, Beretta e Bellocco ai vertici della Curva Nord nerazzurra
L'omicidio dello storico capo ultras interista, Vittorio Boiocchi, il 29 ottobre 2022, sancisce un terremoto all'interno della Curva Nord causato dal tentativo dei vari leader dei gruppi del tifo nerazzurro di prendere il suo posto.
In un breve lasso di tempo cresce l'importanza di Andrea Beretta, storico ultras dell'Inter, che avendo un divieto di ingresso allo stadio riuscirà a far imporre la figura di Marco Ferdico, suo braccio destro, come punto di riferimento della tifoseria. L'obiettivo è uno solo, cercare di creare un unico gruppo all'interno del secondo anello verde per dividere con meno persone la fetta di guadagni ottenuti dagli affari illeciti in curva.
Beretta e Ferdico capiscono che per imporsi sugli altri gruppi occorre avere la protezione esterna della criminalità organizzata. Per questo motivo avevano allacciato i rapporti con Antonio Bellocco, rampollo di una delle famiglie di ‘ndrangheta più potenti sul territorio italiano.
Si tratta di una vera e propria associazione a delinquere che aveva come obiettivo estendere i propri affari nella Capitale, sfruttando lo storico gemellaggio con i tifosi della Lazio per controllare i parcheggi dello Stadio Olimpico.
La fine dello storico gemellaggio tra gli ultras della Lazio e dell'Inter e il tentativo di chiarimento
I rappresentanti delle tifoserie biancazzurra e nerazzurra sono uniti da un gemellaggio che dura da 35 anni, rafforzato da affinità ideologiche che accomunano entrambe le tifoserie agli ideali dell'estrema destra.
Tuttavia, questo solido legame è stato messo a dura prova il 23 maggio 2023, quando, alla vigilia della finale di Coppa Italia tra l'Inter e la Fiorentina, il direttivo della Curva Nord nerazzurra partecipò a una cena organizzata dagli ultras della Lazio in compagnia dei tifosi bulgari del Botev Plovdiv, storici avversari dei biancocelesti.
Da quel momento, i rapporti tra le due tifoserie sono stati bruscamente interrotti.
Secondo le ricostruzioni fornite dalla Procura di Milano, un tentativo di riconciliazione, che ha avuto esito positivo, si è svolto tra il 25 e il 27 luglio 2023. In tale occasione, due esponenti della Curva Nord laziale, Franco Costantino, soprannominato “Frank” (non indagato nell'inchiesta della procura di Milano del 30 settembre), e Alessandro Marongelli (non indagato nella vicenda giudiziaria del 30 settembre) , noto come “Il Cinese”, hanno incontrato Beretta e Bellocco a Pioltello, presso un bar di via Mantegna e a Cernusco sul Naviglio, nel ristorante Officina 2.0.
Ad assumersi il merito dell'accordo con gli ultras della Lazio sarà proprio Bellocco che, all'interno di una telefonata intercettata, raccontava a Ferdico: "I laziali non volevano più il gemellaggio, non volevano neppure venire a Milano perchè non sapevano che ci fossi io. Questi se non fosse stato per me non vi avrebbero neppure cagato".
La riconciliazione è stata confermata da un’intercettazione telefonica tra Beretta e Claudio Corbolotti (non indagato nell'ultima inchiesta della Procura di Milano), altro esponente di spicco degli ultras della Lazio, in cui il tifoso biancoceleste dichiarava: "Adesso siamo attaccati bene e vedrai che facciamo le cose fatte bene, non costa niente, siamo fratelli. Chi rema contro si deve levare dai coglioni".
Il controllo dei parcheggi dello stadio Olimpico
Tuttavia, il tentativo di pace non si limita all'ambito ultras. Il progetto di Bellocco, Ferdico e Beretta consiste nel costruire relazioni adeguate a controllare, grazie alla loro associazione a delinquere e al supporto dei sodali romani, il parcheggio dello Stadio Olimpico. Questo obiettivo appare realizzabile grazie al sostegno della ‘ndrangheta, garantito dalla famiglia Bellocco.
In un'intercettazione, Bellocco affermava a Ferdico: "Roma non è casa di nessuno; con la mia famiglia siamo stati 20 anni là e tuttora ci siamo. Roma non è di nessuno, Roma è selvaggia, però è più cattiva di Milano. Ha cani sciolti".
L'intenzione di estendersi a Roma è avvalorata dalle parole dell'imprenditore Giuseppe Caminiti, noto come il "Re dei parcheggi al Meazza", in stretto contatto con Giuseppe Calabrò, soprannominato ‘u Dutturicchio, figura legata ai clan calabresi operanti a Milano, tra cui i Bellocco.
Queste le sue parole, estratte da un'intercettazione telefonica: "Se noi riusciamo facciamo bingo con Roma, facciamo centodieci e lode".