Il papà e il fidanzato di Yana Malayko piantano un segnale dove è stato ritrovato il suo corpo
Yana Malayko è stata uccisa nella notte tra il 19 e il 20 gennaio scorso dal ex fidanzato, il 33enne Dumitru Stratan. Dopo averla attirata con una scusa in un appartamento in piazzale Resistenza, a Castiglione delle Stiviere (Mantova), l'avrebbe colpita a morte in una dinamica ancora da chiarire con precisione. Stratan, poi, avrebbe trasportato il corpo senza vita della 23enne ucraina fino in campagna. Lì tra Lonato e Castiglione delle Stiviere Andrei, il ragazzo con cui Malayko aveva una relazione negli ultimi giorni della sua vita, ha deciso di piantare un segnale in ricordo della ragazza.
Il ricordo di Yana Malayko
Si tratta di un gesto fatto in accordo con Oleksandr, il papà di Yana, e con l'associazione You Are Not Alone nata nel nome della ragazza. Un atto simbolico, eseguito il giorno prima di Pasqua, quindi l'8 aprile scorso, al quale potrebbe poi seguire un altro più stabile.
Al momento, infatti, si tratta di una foto che ritrae la 23enne sorridente e alcuni oggetti a lei cari che ormai sostituiscono le candele che erano state accese in suo ricordo.
L'ex fidanzato Dumitru Stratan accusato di aver ucciso la 23enne
Intanto, tutti i pezzi di questa vicenda stanno tornano al loro posto. A cominciare con Stratan stesso. Il 33enne moldavo era stato arrestato il 21 gennaio scorso, poche ore dalla scomparsa di Malayko e ben prima del ritrovamento del suo corpo. Unico sospettato dell'omicidio della ragazza, si è avvalso della facoltà di non rispondere per due mesi.
Poi, nei primi giorni di marzo, ha deciso di confessare fornendo, però, una sua versione dei fatti. Durante l'interrogatorio svolto davanti al procuratore capo Manuela Fasolato e ai carabinieri del Nucleo investigativo di Mantova, aveva detto di aver colpito Malayko all'altezza dello sterno per allontanarla da sé durante un litigio. Ha detto di non aver avuto intenzione di ucciderla.
Cosa non torna nella versione del 33enne
Racconto che presenta molti punti in contrasto con quanto rinvenuto finora durante le indagini, alle quali partecipano anche i Ris di Parma. Ad esempio, le tracce di sangue rinvenute sugli indumenti e nell'appartamento, che non fanno pensare al colpo al torace. Ma anche i segni di percosse rinvenuti tra il volto e il collo, che non troverebbero corrispondenze sulla versione fornita da Stratan.
Intanto, il 33enne si trova ancora in carcere a Mantova. Le accuse sono di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere. Il cane Bulka di Malayko, che Stratan aveva usato come esca per attirarla da lui quella notte, è stato nel frattempo affidato a papà Oleksandr. Il ricordo della 23enne, invece, vive ancora in Andrei e nell'associazione nata in suo nome contro la violenza sulle donne.