Il papà del bimbo strangolato dalla madre a Voghera: “Non mi perdono di essere andato al lavoro”
Maurizio Baiardi, il papà di Luca, il bimbo di un anno strangolato dalla madre nella giornata di ieri venerdì 14 luglio a Voghera, in provincia di Pavia, non riesce a darsi pace. Non incolpa la compagna, Elisa Roveda, perché sa che la donna non stava bene ormai da diverso tempo. Dice, invece, di non riuscire a perdonarsi quello che chiunque, necessariamente, avrebbe dovuto fare: andare a lavorare.
Cos'è successo il giorno dell'omicidio a Voghera
Secondo quanto ha raccontato ai carabinieri, la mattina di venerdì 14 luglio Maurizio Baiardi si è svegliato presto, ha fatto colazione con il figlio Luca, di appena un anno, e poi verso le 7,30 è dovuto uscire di casa per andare a lavorare.
Nonostante faccia l'autotrasportatore e debba mettersi in viaggio presto, solitamente aspetta almeno le 8. Attende che arrivi la madre della sua compagna a casa. Da quanto Elisa Roveda è stata colpita da una forte depressione successiva al parto, preferiscono non lasciarla mai da sola, come ha raccontato anche il nonno del bambino a Fanpage.it.
Ma quella mattina Baiardi ha da fare una consegna urgente e la donna, dopo una notte agitata, sembra tranquilla: "Elisa si è svegliata e mi ha detto di andare, di non preoccuparmi, di sentirsi meglio", racconta ai carabinieri.
Così l'uomo esce di casa e va a lavorare. Elisa sarebbe dovuta restare in casa da sola con il figlio per una mezz'oretta. Ma sua madre tarda un po' ad arrivare: "Ho ritardato di qualche minuto per andare a fare la spesa prima del caldo. Elisa era in uno stato di prostrazione tale da non riuscire nemmeno a preparare i pasti: al pranzo pensavo io", racconta la nonna di Luca.
Quando, poco dopo le 8 del mattino, è arrivata sotto casa e ha citofonato la figlia le avrebbe risposto che non voleva aprire il portone, perché era successa "una cosa terribile". La nonna si insospettisce e chiama subito il 118. I sanitari trovano il piccolo morto e la madre che gli dice: "Ho ucciso mio figlio".
Il papà del bimbo strongolato dalla madre: "Sono morto anche io"
Elisa Roveda viene subito trasferita nel reparto psichiatrico dell'ospedale San Matteo di Pavia, dove è ancora ricoverata: è costantemente piantonata e sedata. Neanche il sostituto procuratore titolare del caso ha ancora potuto interrogarla per formalizzare l'arresto e l'accusa di omicidio volontario.
Intanto, però, il Pm e i carabinieri hanno interrogato i familiari e tutti sono sotto choc per quanto accaduto. Il padre del bimbo non riesce a darsi pace: "Sono morto anch’io: non potrò mai perdonarmi di essere andato al lavoro, di averla lasciata sola. Non stava bene, ma una simile tragedia era inimmaginabile".