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Il papà che ha ucciso la figlia disabile pianificava l’omicidio-suicidio da tempo

Francesco Iantorno avrebbe ucciso la figlia disabile Rossana, per poi togliersi la vita a sua volta, pianificando a lungo le sue azioni. “Io Rossana non la lascio sola, la porto con me”, ripeteva spesso negli ultimi tempi.
A cura di Francesca Del Boca
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Un raptus alle prime ore dell'alba, un momento di profonda prostrazione. Un gesto di improvvisa follia.

Niente di tutto questo, per chi sta indagando sul caso di omicidio suicidio che ha scosso la comunità di Osnago (Lecco). Francesco Iantorno, ex vigile 80enne, avrebbe infatti ucciso la figlia disabile Rossana, 47 anni, (per poi togliersi la vita a sua volta) pianificando a lungo le sue azioni: scegliendo insomma quale coltello utilizzare, a che ora agire e come procurare meno dolore possibile.

Il terrore che la figlia Rossana si ritrovasse da sola dopo la morte del padre

Non è stato causale, probabilmente, anche il momento dell'esecuzione. Ovvero esattamente qualche ora prima dell'arrivo della donna delle pulizie. Era certo quindi che i loro cadaveri sarebbero stati ricomposti nel giro di qualche ora: non avrebbe mai permesso che la salma della sua Rossana restasse abbandonata a lungo.

Sì, perché l'uomo, da tempo, manifestava pubblicamente preoccupazione per le sorti di quella figlia così sfortunata. "Io Rossana non la lascio sola, la porto con me", diceva a chi incontrava in giro per le strade del paese, o al cimitero. "Quando morirò, che fine farà?". Non vedeva un futuro, per Rossana, quando prima o poi si sarebbe ritrovata senza di lui. Senza quel papà che si era preso cura di lei per quasi 50 anni, facendone la sua unica ragione di vita. 

Le coltellate mentre la figlia dormiva e il suicidio

L'ex vigile di Osnago ha pugnalato nel sonno la figlia con il coltello da cucina più affilato di cui disponeva, colpendola con diversi fendenti all’addome, uno dietro l’altro. Poi, sdraiandosi accanto alla sua eterna bambina, si è colpito al petto da solo: è bastata un'unica coltellata a farlo morire. Una storia di solitudine e disperazione, covate dentro per tanto tempo. Ed esplose nel peggiore dei modi possibili: dentro una pozza di sangue. 

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